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"il plagio è il tema più sentito dagli autori"

"L’Ariston? Poco più grande del Civico, la vera atmosfera è fuori"

A Sanremo fra gli addetti ai lavori anche la spezzina Emanuela Teodora Russo. Un avvocato particolare: "Il diritto d'autore mi permette di lavorare nell'ambito che ho sempre amato.Manca la consapevolezza di tutto ciò che che c’è dietro una canzone".

Emanuela Teodora Russo davanti all'Ariston

Musica come vocazione ma contemplata da un punto di vista completamente diverso. Perché accanto alle star che si agitano sul palco, agli autori che sperano che il pezzo “giri”, ai musicisti di professione, agli immancabili impresari discografici e alla miriade di addetti ai lavori, c’è anche chi mette a disposizione il suo sapere per tutelare gli interessi di chi con la musica ci campa. Un mercato che fa i conti con la crisi, dove si compra sempre meno e magari si ascolta molto di più di quanto ci si poteva permettere un tempo ma in modo distratto, spesso inconsapevole, tragicamente inconsapevole. L’avvocato Emanuela Teodora Russo è una delle portabandiera spezzine al Festival di Sanremo, luogo che frequenta ormai da qualche anno. Laureata in Giurisprudenza all’Università di Bologna con una tesi dal titolo “Originalità e plagio nelle opere musicali”, si è specializzata nel Diritto d’Autore confidando immediatamente che “già ai tempi dell’università era la materia che più mi interessava. Sono quasi dieci anni che lavoro in ambiente musicale ed esercito la professione come avvocato iscritta all’Albo dal 2016”.

Sei spezzina non purosangue… come quasi tutti gli spezzini, del resto.
“Benché non sia nata a Spezia, i miei genitori si trasferirono in città quando ero ancora piccola. Qui sono cresciuta e questa è la città che riconosco come casa anche e soprattutto quando mi chiedono di dove sono. Ora vivo a Bologna principalmente per motivi lavorativi”.

Come sei capitata per la prima volta a Sanremo?
“Il Festival di Sanremo rappresenta l’occasione d’incontro più importante per gli operatori di un certo tipo di mercato musicale, quindi prima o poi se lavori in questo mondo diventa naturale andarci. La mia prima volta fu nel 2015 o 2016, non ricordo bene. Sono stata “iniziata” dal mio socio nonché mentore l’Avv. Andrea Marco Ricci, che ad un certo punto mi disse: “è arrivato il momento del tuo primo Sanremo!”, e così l’ho seguito in tutti gli appuntamenti, riunioni e convegni di quei giorni imparando tantissimo”.

Da diversi anni al Festival per lavoro. Che atmosfera si vive dal di dentro?
“Il Festival è davvero molto diverso da quello che si percepisce guardandolo in televisione. Innanzitutto l’Ariston è piccolissimo, giusto un po’ più grande del Civico a Spezia, e quindi ti chiedi come sia possibile farci stare un allestimento del genere, ma alla fine non sai come funziona tutto. La vera atmosfera del Festival però la si percepisce fuori dal teatro, per le strade della cittadina che in queste settimane vive il suo momento di gloria. La fauna umana è strabiliante, puoi incontrare sosia di artisti famosi oppure cacciatori di autografi muniti di album da matrimonio dove conservano i cimeli raccolti in decenni. Se lo prendi per quello che è, oltre a lavorare, ti diverti tantissimo”.

Quali artisti assisterai quest’anno?
“Per questioni deontologiche non posso rispondere a questa domanda, posso dirti però che non assisto direttamente gli artisti ma gli imprenditori che li gestiscono”.

Come nasce la passione per questo particolare tipo di specializzazione? Giri molto l’Italia?
“Sin da piccola la musica ha rappresentato una costante nella mia vita. Quando ascoltavo una canzone andavo a leggere i testi e se in lingua li traducevo, compravo tonnellate di riviste e mettevo da parte i soldi per comprare i dischi dei miei artisti preferiti. Ho suonato il violino anche se non sono voluta entrare in Conservatorio e una volta a Bologna ho messo su una band, suonavo il basso. Arrivata all’Università avevo deciso di frequentare Diritto Industriale, l’unico esame che potesse darmi delle nozioni in merito, e il Prof. Alberto Musso (che ancora ringrazio) mi illuminò perché capii che anche in una facoltà come Giurisprudenza c’era una strada per me. Sì il mio lavoro mi porta in giro per l’Italia quotidianamente, l’asse Torino-Milano-Bologna-Roma è quello su cui viaggio di più. Spesso partecipo anche a showcase festival o meeting europei, negli ultimi anni il mercato musicale si è internazionalizzato e non puoi rimanere fermo al tuo orticello”.

Quali sono i casi più classici in cui gli avvocati vengono chiamati in causa?
“L’argomento che sta più a cuore agli autori è quello del plagio. Senza scendere nei particolari posso dirti che le cause per plagio sono migliaia ma si possono contare sulle dita di una mano quelle in cui si arriva ad una condanna.
I tempi della giustizia ordinaria mal si adattano ad una materia specifica come questa, io faccio molta consulenza contrattuale e stragiudiziale per evitare proprio di arrivarci in causa”.

Al di là della professione, sei un’amante della musica. Quali sono i tuoi punti di riferimento?
“Sì la musica come ti dicevo, rappresenta il mio grande amore, non faccio questo lavoro per caso. Crescendo i miei orizzonti si sono aperti molto anche se rimangono principalmente fuori dal mainstream. I primi ascolti furono pilotati dai miei genitori ovviamente, ricordo quando ballavo gli Inti Illimani con mio padre o quando ascoltavamo Dalla e De Gregori nei lunghi viaggi in macchina tra nord e sud Italia. Crescendo si è formata la mia identità musicale e se dovessi farti dei nomi stranieri sarebbero quelli di Beatles, Jeff Buckley, Tom Waits, Nick Cave, David Bowie, Matt Elliott, Pink Floyd, Talk Talk, Bark Psychosis, Godspeed You! Black Emperor, Kyuss, Motorpsycho e tante altre cose più piccole e sperimentali o per fare nomi italiani, Verdena, Iosonouncane, Marnero, Massimo Volume, Battisti, Ciampi, Tenco, ZEUS!, Calibro 35, Johann Sebastian Punk, il nostro spezzino Matteo Fiorino e davvero tanti altri”.

Musica e diritto d’autore: difficile spiegarlo a chi non è del mestiere. Prova a farlo in poche righe.
“Domanda difficilissima. Provo a rispondere senza restringere il campo alla musica ma allargando il discorso alla cultura tutta. Il Diritto d’Autore è quella disciplina che permette il giusto bilanciamento tra due interessi costituzionali, ossia l’accesso della collettività al sapere e alla cultura da una parte e la tutela del lavoro dei creativi dall’altra. La sua esistenza permette agli autori e ai creativi in genere di poter vivere di ciò che creano, è il loro stipendio. Se gli autori non potessero guadagnare dalla diffusione delle loro opere infatti, non avrebbero il pane quotidiano per poter creare ogni giorno. Questa tutela però non è illimitata, proprio per consentire la libera circolazione della cultura, e infatti i diritti patrimoniali d’autore durano per 70anni dalla morte dell’ultimo degli autori. Si potrebbe dire in conclusione che il Diritto d’Autore è un diritto del lavoro”.

Youtube e le altre piattaforme di condivisione esplose in questi anni. C’è più o meno consapevolezza del diritto d’autore rispetto ad un tempo?
“Rispetto a una decina di anni fa sicuramente c’è più informazione, non sempre corretta a mio avviso, ma di sicuro c’è più attenzione su un argomento che in fin dei conti impatta quotidianamente sulla nostra vita senza che ce ne rendiamo conto. La musica è sempre intorno a noi, sia quando decidiamo consapevolmente di ascoltarla sia quando la ascoltiamo passivamente, pensiamo alla diffusione nei pubblici esercizi o alla musica in televisione. Quello che manca è la consapevolezza di tutto ciò che c’è dietro quella canzone che ascoltiamo, ossia un’industria, quella culturale, tra le più floride del paese. Tra le varie attività che porto avanti c’è anche quella di formatrice, per l’Associazione Note Legali (la più rappresentativa associazione di musicisti in Italia) e per il Nuovo Imaie (una Collecting che raccoglie e ripartisce i compensi per musicisti e attori, una specie di SIAE per intenderci, ma per artisti). Questo mi permette, insegnando diritto della musica, di confrontarmi anche con ragazzi più giovani di me e adolescenti, e devo dire che le nuove generazioni sono molto più avanti di quello che si pensa per certi versi. La strada giusta per aumentare questa consapevolezza è quella dell’educazione e della formazione”.

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