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Cronaca

Comitato Spezia via dal carbone, il manifesto: "L’energia che vogliamo". E le proposte per averla

Parco fotovoltaico

“L’energia che vogliamo è quella che deriva da fonti rinnovabili, non da combustibili fossili, non dal nucleare, non dai rifiuti. Vogliamo energia da impianti fotovoltaici collocati sui tetti degli edifici, da impianti idroelettrici di microcaptazione, da impianti eolici a basso impatto.
Consideriamo il risparmio di energia una fonte anch’essa primaria cui attingere. Siamo favorevoli agli impianti di cogenerazione, di produzione mista di energia termica ed elettrica. L’energia che riceviamo al nostro contatore di casa – scrive il comitato Spezia via dal carbone – solo in minima parte risponde a queste esigenze ed è fornita da imprese che, inseguendo il profitto, badano solo alla minimizzazione dei costi produttivi e alla massimizzazione degli utili a breve. Sulla collettività, cioè su di noi, sono scaricate tutte le esternalità ambientali, che paghiamo a caro prezzo in termini di danno alla salute, nostra e dell’ecosistema.
La provincia della Spezia sconta da anni una dolorosa convivenza con una centrale termoelettrica a carbone, di proprietà di Enel, che aggiunge il proprio carico inquinante di micro-polveri a un contesto urbano e periurbano già fortemente devastato dall’utilizzo dissennato dell’amianto nell’industria civile e militare (tanto da far assurgere il capoluogo a un caso scuola emblematico per ciò che concerne il mesotelioma pleurico).
Noi cittadini attenti e responsabili, da sempre contrari per la salvaguardia della nostra stessa vita a scelte produttive così deleterie per il territorio, abbiamo deciso di agire concretamente per avere quello che è nostro diritto avere, vale a dire un’energia che non uccida.
E’ per ciò che, riuniti in comitato spontaneo (SpeziaViaDalCarbone), operiamo a livello politico, con ogni mezzo legale e pacifico, per contrastare il rinnovo della concessione amministrativa alla centrale termoelettrica a carbone di Enel a Spezia, ma non solo.
Consapevoli che l’auspicata chiusura del gruppo a carbone della centrale di Spezia significherebbe, purtroppo, nel permanere invariato delle scelte energetiche nazionali (in cui Enel gioca un ruolo non secondario rispetto agli attori istituzionali), lo spostamento altrove, in Italia e all’estero, delle medesime problematiche ambientali e sanitarie (vd., p. es., centrali a carbone in Albania e nucleare in Slovacchia), proponiamo il seguente percorso individuale/collettivo di cambiamento.

Riduzione dei consumi energetici a casa e sul posto di lavoro.
L’efficientizzazione dei propri consumi elettrici passa attraverso uno studio accurato dei comportamenti personali e della tipologia di apparecchi utilizzati; strumenti in tal senso sono disponibili su svariati siti dedicati, tra i quali consigliamo www.paea.it/it/echoes.php (gratuito).

Cambio di fornitore di energia elettrica.
Coerenza vuole che qualora non si condividano le scelte energetiche del proprio fornitore, stante l’attuale regime di liberalizzazione del mercato, si possa e si debba passare ad altro che più si avvicini alle proprie esigenze e alle proprie idee. “Che più si avvicini”, perché, purtroppo, il panorama produttivo e commerciale italiano (aldilà di proclami e spot) è abbastanza uniformato verso il “basso”.

Sembrava che con il progetto co-energia (produzione e vendita di energia elettrica “verde” concertato tra Gruppi d’Acquisto Solidali e Clean Power s.p.a.) si potesse addivenire a una modalità di fornitura eticamente sostenibile, ma il progetto è naufragato per il ritiro del partner industriale.

Sulla base dell’indagine effettuata dal mensile Terra Nuova nel numero di marzo 2011, sembrerebbe che l’alternativa “meno peggio” possibile sia costituita da Trenta s.p.a., società del Gruppo Dolomiti Energia s.p.a. (partecipata in piccola parte anche da società che operano nel settore dell’incenerimento dei rifiuti, ma, di fatto), controllata da soggetti pubblici della Provincia di Trento, che offre energia idroelettrica e fotovoltaica prodotta in zona, oltre ad essere impegnata in progetti sociali e ambientali sul territorio (riciclaggio rifiuti, compostaggio e risparmio energetico).

Le modalità per il cambio fornitore sono su www.trenta.it. Oltre a ciò, Trenta s.p.a ha stipulato una convenzione con la cooperativa retenergie, la prima cooperativa di azionariato popolare italiana per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (la qual cosa ci introduce al passo successivo).

Divento produttore di energia elettrica “pulita”.
Per chi ne ha la possibilità economica e logistica, è possibile sin da subito dotare la propria abitazione di un piccolo impianto fotovoltaico che contribuisca ad aumentare la componente rinnovabile del mix energetico nazionale; gli incentivi statali erogati a questo tipo di impianti sono stati ridotti, è vero, ma sono pur sempre significativi, proprio perché pensati a favore della dimensione domestica rispetto a quella del c.d. “parco solare”.

Oltre a ciò, uno studio dell’Università di Padova attesta che, nel triennio 2014-2017, a seconda delle dimensioni e dell’ubicazione geografica degli impianti, si raggiungerà la convenienza economica dell’elettricità solare autoprodotta, a prescindere dagli incentivi pubblici; anche autoproducendosi l’energia, dato che il proprio impianto è comunque connesso in rete, è opportuno avere un “fornitore” (con cui attuare lo scambio sul posto: cedo energia di giorno, la prelevo di notte) il meno inquinante possibile, in modo da sfavorire i gestori che non valorizzano le fonti rinnovabili.
Per chi, invece, non può dotarsi di pannelli fotovoltaici, perché vive in un condominio oppure in un edificio vincolato o perché sprovvisto del capitale necessario alla realizzazione dell’opera, è possibile partecipare a un progetto di azionariato popolare, condividendo le spese (e i ricavi) connessi con la costruzione dell’impianto.
Il gruppo può essere costituito ex-novo, oppure si può aderire a un progetto già esistente. In particolare la cooperativa retenergie, nata nel 2008, sembra porsi come soggetto ideale per tentare di coniugare idealità e necessità pratiche; attraverso adesioni provenienti da qualunque parte d’Italia (oltre 300 membri, ad agosto 2011), retenergie costruisce impianti mini idroelettrici e fotovoltaici su tetti, ovunque i suoi stessi soci trovino siti idonei. La proprietà degli impianti è della cooperativa e l’energia prodotta, una volta raggiunto un ammontare significativo, ritornerà di nuovo ai soci, i quali diventeranno così fornitori… di se stessi.
Alcuni impianti sono già entrati in funzione e altri sono in procinto, mentre per la gestione della parte tecnica (rapporti con il sistema di distribuzione nazionale e la clientela finale), retenergie ha scelto Trenta s.p.a come partner. Informazioni dettagliate su come diventare socio (sovventore con quota di capitale o semplice sostenitore), oltre che sul codice etico, sul numero dei soci e gli impianti realizzati e in via di costruzione sono rinvenibili su www.retenergie.it.
Da ultimo è utile sottolineare che investire sulle energie rinnovabili significa creare occupazione equivalente o superiore a quella che la chiusura delle centrali a combustibili fossili sempre si paventa andrebbe a deprimere…

firmato:
SpeziaViaDalCarbone – Comitato di Cittadini

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