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Cronaca

Attacchi incendiari, balestra e svastica. Caritas nel mirino

Tre spezzini sono stati colpiti da un'ordinanza di obbligo di dimora e divieto di allontanarsi dalla propria abitazione. In un anno hanno commesso una serie di atti illegali, filmando e appuntandosi tutto. Foto e video si passavano sul cellulare.

“Froci”, “negri”, “zingari”. Venivano appellati così i soggetti da prendere di mira dalla cellula nazista smantellata dopo un anno di indagini da parte dei Carabinieri del comando provinciale della Spezia che questa mattina all’alba hanno messo la parola fine ad un’escalation di atti vandalici e incendi dolosi. Ad essere indagati sono tre giovanissimi 21enni, residenti tra la bassa Val di Vara e la Spezia, che per un lungo periodo si sono macchiati di reati spinti dalla discriminazione e l’odio nazionale, firmati poi con un simbolo inequivocabile: la svastica, l’emblema nazista.
La loro era una furia cieca e inneggiavano ad un “colpo di Stato”. In un anno di indagini e una serie di sequestri anche di materiale informatico, i carabinieri hanno raccolto abbastanza elementi da ricondurre i tre giovani, colpiti da l’obbligo di dimora con divieto di allontanamento dalla propria abitazione nelle ore notturne come stabilito dal Gip Mario De Bellis, cinque atti vandalici marchiati dall’effige nazista. Ogni azione veniva documentata e appuntata all’interno di un quaderno rinvenuto nella perquisizione della roulotte all’interno della quale sono stati trovati volantini, altro materiale di propaganda e manoscritti inneggianti alla lotta armata. Inoltre, sono stati repertati anche una cartuccia calibro 32 e le istruzioni per fabbricare ordigni chimici esplosivi, con polvere da sparo, una bomba a tempo, una bomba acida ed aggressivi chimici.
Nazisti 2.0. Internet, cellulari e gli attacchi alla Caritas perchè: “Non aiutano mai gli italiani”. Nella disponibilità del gruppo non c’era solo una roulotte a bordo della quale avvenivano delle riunioni, ma la cellula aveva una serie di armi bianche, tra le quali un tirapugni dotato di lame e una balestra della quale veniva mostrato il funzionamento in un video diffuso tra gli indagati e altre persone. I tre 21enni accusati nel corso del tempo erano stati trovati in possesso anche di alcuni coltelli serramanico, una catena di metallo, uno sfollagente, la balestra e varie bombe molotov.
Tutto veniva comunicato in un gruppo su Whatsapp dove venivano passati i video e tra i membri non si lesinava ad inneggiare a continui episodi di violenza. Tra gli atti messi in evidenza e repertati per le indagini ci sono i ripetuti danneggiamenti alle zone di conferimento della Caritas, sia a Bolano che alla Spezia dove in alcuni casi è comparsa anche la scritta “Fuck refugees”. Soprattutto per l’episodio Spezzino il gesto è stato motivato per questioni razziali: “Non aiutano mai gli italiani, son loro che pagano il mangiare ai negri che stan qua…il riscaldamento, il wi-fi” si sarebbero scritti.
Nel gruppo si parlava anche di ronde non autorizzate che venivano accolte con entusiasmo dai partecipanti: “Yes, spacchiamo un paio di zecche non vedo l’ora”.
Tra i progetti la “pulizia” di Piazza Brin e Sarzana. Un video e uno scontro diretto con alcuni nomadi. Dagli approfondimenti è emerso che la violenza era il metodo d’azione del gruppo e le motivazioni erano animate dall’odio razziale soprattutto in zone frequentate da cittadini extracomunitari. “Prima di pensare a Sarzana c’è Piazza Brin […] lo scopo principale è fare una rivoluzione o danni seri al sistema”.
Per gli investigatori e il magistrato l’episodio dell’aggressione con una clava a danno di alcuni nomadi è particolarmente significativo. In quell’occasione è stato repertato un video nel quale si notano delle persone che frugano in un cassonetto e qualcuno che prende una clava da un’automobile. Quello stesso arnese è stato poi sequestrato ad uno degli indagati.
Gli atti incendiari e un altro video. Italcementi presa di mira. Tra i vandalismi spiccano quelli a danno della Italcementi di Riccò del Golfo. In due episodi distinti si sono introdotti nell’ufficio container mettendolo a soqquadro, nel secondo hanno appiccato l’incendio ad un mezzo nelle disponibilità di un cantiere. Tutto filmato e documentato, poi passato sui cellulari e commentato.
Gli sfregi alla sede del Pd e ad un esercizio commerciale dove lavorava un giovane di un gruppo avversario a quello degli indagati. Questi episodi risalgono al maggio 2016, quando vennero imbrattati con delle svastiche, a Ceparana, i muri della sede del Partito democratico e un esercizio commerciale di barbiere. Dalle indagini è emerso che uno dei dipendenti, per gli indagati affiliato ad un gruppo opposto alla loro ideologia, era stato “preso di mira” e fotografato mentre denunciava l’episodio.

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