Anche nell’edizione 2018 della Guida dei ristoranti dell’Espresso, la Locanda dell’Angelo di Mauro Ricciardi si conferma come punto di riferimento della ristorazione spezzina e del Levante ligure. L’intramontabile bussola cartacea dei golosi d’Italia, presentata ieri alla Stazione Leopolda di Firenze, ha infatti premiato lo chef amegliese promuovendolo da uno a due cappelli (voto equiparabile ad un 17 nel vecchio punteggio in ventesimi) affiancandolo così agli altri migliori quattro della nostra regione ovvero Villa della Pergola, Sarri, Il Marin e Paolo&Barbara (tre cappelli), tutti collocati fra Genova, Imperia e Savona.
“E’ sicuramente una bella soddisfazione che ripaga di tutti i sacrifici – commenta Ricciardi a CdS – sono contento di essere stato premiato con un secondo cappello ma resto come sempre con i piedi per terra e concentrato sul mio lavoro”.
La Locande dell’Angelo fondata da Angelo Paracucchi guida come detto anche la schiera dei locali della nostra provincia che alla Spezia contano su “un cappello” per La Posta e l’Osteria della Corte e a Monterosso su Miky. Fra gli altri nel volume appena uscito compaiono anche “I frè” a Follo, “La Tana del Riccio” a Santo Stefano, “L’armanda” a Castelnuovo Magra” e “Il Calandrino” a Sarzana.
“Il nostro territorio ha enormi potenzialità – commenta lo chef che ormai da anni vanta anche una prestigiosa Stella Michelin – e potrebbe sicuramente fare di più. Anche nella vicina Toscana ci sono luoghi che in pochi chilometri raccolgono locali di alto livello, noi invece paghiamo un po’ la mancanza di cultura del turismo legato all’enogastronomia. A Spezia come alle Cinque Terre – osserva – si punta quasi esclusivamente sui grandi numeri anziché migliorare l’accoglienza del cliente che deve sentirsi sempre “a casa sua”. Questo è una lacuna che riguarda anche la Val di Magra – aggiunge Ricciardi – dove le possibilità sono enormi e gli eventi che richiamano persone non mancano, in primis a Sarzana. Qui, soprattutto fra i giovani, non vedo grande umiltà e amore per il territorio ed i prodotti che offre. Per raggiungere determinati risultati bisogna “vivere” il ristorante tutto il giorno, non aprire o chiudere con gli orari di un negozio perché le persone vanno coccolate ed accolte come meritano, altrimenti hanno l’impressione di sentirsi indesiderate. Ovviamente non è tutto brutto – puntualizza – ho notato con piacere che a Pontermoli, Villafranca e in altre zone della Lunigiana si sta lavorando molto bene proprio su questi aspetti”.
Un ragionamento che si può facilmente estendere anche al turismo: “La politica può e deve fare di più – dice Ricciardi – anche perché i croceristi non lasciano molto sul territorio mentre i numeri enormi delle Cinque Terre potrebbero essere distribuiti anche qui o in altri posti della provincia con ovvi benefici anche per la ristorazione. Di recente ho ospitato due giovani chef provenienti dal Veneto che sono costretti a coltivare certe erbe e materie prime in serra perché il clima non gli permette altro, mentre noi abbiamo la fortuna di avere tutto a pochi metri dai nostri locali o nei nostri borghi. Privilegi che dovremmo sfruttare meglio per dare qualcosa in più a chi arriva da fuori”.
“In ogni caso – conclude – premi e riconoscimenti fanno sempre piacere, di recente sono intervenuto a Levanto all’interno di “Sapori verticali” e sono stato contento di vedere tanta attenzione e curiosità verso la cucina e il mio lavoro. Un consiglio per i giovani? Metterci tanto impegno e voglia di sacrificio, io in vent’anni non mi sono mai fermato un attimo, neanche nei momenti più difficili”.