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Nuova apertura a marzo

L’ostello per il turismo slow nasce alla stazione

Pensato per chi viaggia a piedi con uno zaino in spalla, il "5 terre backpackers" apre in Via Paleocapa dagli stessi gestori della pluripremiato struttura di Corvara. Il progettista: "I materiali parlano già del territorio".

Quando l’amicizia, quella in cui per capirsi non c’è nemmeno bisogno di parlare, trova il suo punto più alto, i sogni d’infanzia si possono trasformare in realtà. I fratelli Antonio e Francesco Brozzas e il loro amico di sempre Simone Leone quel sogno giovanile lo stanno coronando realmente visto che è ormai pronta la loro nuova creatura recettiva. Il prossimo marzo infatti a due passi dalla stazione centrale inaugurerà il loro “5 terre backpackers – City”, un moderno ostello da ventidue posti letto che schiuderà le sue porte in Via Paleocapa 16, in una zona evidentemente strategica per i flussi turistici che arrivano per visitare le Cinque Terre e il resto della provincia spezzina. Gli operai stanno completando il piano terra, quello deputato ad ospitare la reception-bar, la sala comune e i servizi, oltre ad una restaurata corte esterna che sarà utilissima nel periodo della stagione calda.

“Fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita”, sembra la massima migliore per comprendere la passione per il mondo dei viaggi, per quella socialità spontanea che si costruisce quando, zaino in spalla, ci si mescola con le altre culture, senza pregiudizi e con tanta voglia di imparare. Tutto però ha un luogo di origine e quello è senza dubbio la Val di Vara: “Qualche anno fa – spiega Antonio -, dopo un viaggio a New York dove avevo lavorato per circa un mese in un ostello, ho aperto con i miei due fratelli Francesco e Davide un ostello della gioventù a Corvara di Beverino su un rustico di centanni fa: si chiama 5 Terre Backpackers e suggerisce la filosofia comune, quella dei viaggi con gli zaini in spalla. Il business è di famiglia ma ad oggi lo gestisce uno solo dei miei fratelli, Francesco, con l’aiuto di un amico, Simone, ed il mio saltuariamente”. Antonio infatti è rimasto e rimarrà a fare il barman dell’amata Monterosso ma tutti insieme stanno lavorando al nascituro ostello cittadino che sorge in quelli che fino a qualche anno fa erano i locali che ospitavano il Centro Solidarietà Immigrati: “Lo scorso anno insieme siamo stati in Vietnam a sancire il patto per questa nuova avventura. Quando sarà pronto Simone lo gestirà e Francesco rimarrà nel primo ostello”.

Proprio quando si trovavano in Vietnam, una delle tante mete toccate nei loro viaggi invernali alla caccia del sole, hanno ricevuto la notizia che il loro ostello di Corvara era stato premiato a Dublino nel 2016 come ostello più pulito al mondo. Nel 2018 hanno fatto di meglio: non tutti, anzi, possono vantare la palma di miglior ostello in Italia, di ostello con la miglior atmosfera del mondo e di vedere la propria struttura al quarto posto della classifica come miglior piccolo ostello al mondo. Però non si sono accontentati e adesso tentano la caccia grossa con un progetto bellissimo, affidato al progettista Donato Pierro: “Siamo andati a realizzare una via di mezzo fra un ostello e l’hotel: l’idea finale è quella di assicurarsi una situazione informale senza rinunciare però ai servizi di un albergo – chiarisce Donato nel mostrare lo stato di avanzamento deli lavori – secondo quelle che sono le esigenze del momento storico in cui viviamo. Abbiamo fatto opere di risanamento sia nella parte esterna, quella di accesso, alle camere, sia ai balconi. Il check-in avverrà al bar, il badge aprirà le porte del bagno e accenderà le luci sul letto. Particolarità? Abbiamo riproposto la divisione originaria dei locali, abbiamo optato per materiali che potessero far parlare il nostro territorio. Non volevamo qualcosa di newyorkese, semmai di fortemente ligure”.

La sala comune sarà aperta 7 giorni su 7, ventiquattre ore su ventiquattro. E la reception sarà al bar, aperto sia per gli ospiti sia per gli spezzini, vera novità sullo stile degli ostelli delle città metropolitane, vedi Ostello Bello di Milano. “Un ostello di nuova generazione” – sentenzia Francesco. Giusto dirlo, i ragazzi si sono costruiti i letti… a mano: “Prima l’ostello era concepito per risparmiare, in cameroni magari nemmeno così puliti, mentre oggi è un’esperienza di viaggio voluta, che contempla una socialità maggiore. Abbiamo scelto di fare qualcosa di originale anche per concentrarsi su un certo tipo di turismo che non è lo stesso di affittacamere e B&B nè di un normale albergo: così ci si fa meno concorrenza e si offre alle migliaia di turisti che arrivano un altro tipo di soggiorno. Il bar preparerà colazioni, brunch e aperitivi per tutti i nostri clienti ma anche per chi sarà di passaggio. E magari la sera potremmo fare altre attività, con musica dal vivo, film, giochi da tavolo”.

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