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Oggi i funerali del partigiano

Indimenticabile Tedesco. Il commosso ricordo del professor Ierardi

Gino Sentieri, il partigiano "Tedesco"

Si sono svolti oggi pomeriggio i funerali di Gino Sentieri, uno degli ultimi partigiani del battaglione “Vanni”. Aveva 95 anni. Tra i numerosi messaggi di cordoglio anche quello scritto dal professore Giovanni Ierardi del Liceo di Petilia Policastro, in Calabria. Ierardi è un instancabile organizzatore e anima dei tanti viaggi nella Resistenza che hanno condotto negli anni centinaia di giovani calabresi a scoprire La Spezia città medaglia d’oro al Valor Militare per l’attività partigiana e le radici della Costituzione.
A farsi tramite di questo messaggio è stato anche il professore spezzino Paolo Galantini da sempre impegnato nello studio attento della storia.
Ecco il testo del professor Ierardi

Siamo qui a La Spezia, questo pomeriggio, a portare il nostro saluto affettuoso al partigiano Gino Sentieri, che se n’è andato lasciandoci nel dolore. La Calabria è lontana da qui. Ma oggi i liceali e i prof del Liceo di Petilia sono tutti attorno a questa bara, pieni dell’orgoglio di averlo conosciuto e della tristezza che accompagna la morte di un amico, di un amico carissimo qual era Gino per gli studenti che per anni si davano appuntamento al Monumento alla Resistenza nei giardini della Città. Una festa. Partigiani, amministratori, rappresentanti delle organizzazioni partigiane e i liceali spezzino ad accogliere i calabresi in una cerimonia vibrante, pensata e organizzata da Paolo Galantini. Una festa. Discorsi caldi, testimonianze, canzoni, con le chitarre e gli strumenti dei calabresi! I ricordi dei partigiani in carne e ossa erano il momento che dava subito il senso generale e profondo di quei viaggi d’istruzione, che speriamo riprendano appena chiusa questa micidiale parentesi della pandemia. Lui era inconfondibile:svettante, pensoso, mobile con la sua macchina fotografica, elegante con quel fazzoletto tricolore al collo che lo rendeva la bandiera della cerimonia. Lo avevamo conosciuto a Varese Ligure, nell’albergo Amici, dove era venuto con altri partigiani e rappresentanti delle istituzioni e presidenti di Anpi, insieme agli studenti e a Paolo Galantini. Gino era sempre discreto, essenziale, mai una parola in più. Preferiva ascoltare, soprattutto i giovani. Per noi rappresentava un premio straordinario stare insieme a quelle persone, partigiani in carne e ossa. Sentire poi parole di stima per il nostro viaggio poi era una investitura morale! Lui a Varese Ligure salì su una sedia :”per inquadrarvi tutti!”. Era felice. Non voleva sottrarre un solo minuto ai nostri incontri di scuole. Ed era in questo ribaltamento, che rendeva protagonisti i giovani, il miracolo di quegli incontri e mostrava “nei fatti” il valore della Resistenza, a come costruzione di un futuro! Ricordo la sua felicità mentre parlava con i ragazzi… Quando spiegava il suo nome di battaglia il suo volto si illumina va di un sorriso e di un filo di pensosa tristezza: c ‘era il ricordo della guerra, del sangue, delle macerie, delle battaglie, dei sacrifici. Tedesco il suo nome di battaglia. Ma senza ostentazione. Non lo scalpo del nemico caduto. Non la foto con il cinghiale ucciso. Ma i panni, il vestito, di un povero cristo spedito qui a opprimere altra gente. Il dovere di liberare queste terre in nome di un superiore comune valore: la dignità dell’uomo. La Resistenza come paideia, scuola di libertà, di amore, di umanesimo. Grazie, Gino. E grazie per quel fazzoletto tricolore che mi hai voluto mettere attorno al collo davanti alla lapide dei partigiani di Giustizia e Libertà. Resterà per sempre a casa mia. Ora abbracciamo e alziamo in alto la tua bara. Al prossimo viaggio verremo sulla tua tomba a offrirti un mazzo di fiori e dirti ancora grazie per quello che hai fatto per noi!

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