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E’ iniziato l’anno pastorale

Una funzione a Cristo Re

I “grandi eventi ecclesiali” del 2015 e del 2016, declinati a misura della diocesi, sono stati al centro dell’omelia con la quale il vescovo Luigi Ernesto Palletti ha aperto in forma pubblica, nella cattedrale spezzina di Cristo Re, l’anno pastorale. Al termine, il vescovo ha dato anche un annuncio atteso e importante: domenica 21 novembre la Chiesa locale avrà due nuovi sacerdoti. Quel giorno, infatti, monsignor Palletti ordinerà preti due diaconi allievi del seminario, Samuele Bertonati e Marco Morolla. E proprio domani alle 18.30, nella cripta di Cristo Re, conferirà il lettorato ad altri seminaristi : Alessio Batti (Lerici), Andrea Baudone (Castelnuovo Magra), Stefano Ricci (Santa Maria Sarzana), Emilio Valle (San Pietro La Spezia). Pur nella persistente scarsità del clero, ci sono dunque segnali di Grazie che accompagnano in modo positivo l’inizio dell’anno pastorale. Torniamo all’omelia. Senza dimenticare altri temi, quali l’anno della vita consacrata, tuttora in corso, e la Giornata mondiale della gioventù di Cracovia, il vescovo si è soffermato su tre eventi, “forti e particolari”: il Sinodo dei vescovi sulla famiglia, tuttora in corso, il Convegno ecclesiale di novembre a Firenze e il Giubileo della misericordia. «Il Convegno di Firenze – ha detto Palletti – ci chiede di guardare all’uomo. Oggi è in pericolo l’uomo, il senso stesso della nostra umanità, il senso della nostra esistenza, il senso della nostra natura e della nostra persona. Dunque non possiamo non sentirci interpellati personalmente». Sono dunque i punti cardine della traccia elaborata per Firenze a segnare momenti di riflessione e di impegno per la diocesi. Il vescovo li ha sintetizzati riprendendo gli ormai noti “cinque verbi”: uscire, annunziare, abitare, educare, trasfigurare. Sono temi già bene affrontati negli incontri che il vescovo ha tenuto nei mesi scorsi zona per zona, incontri di ascolto e di riflessione. Ora si tratta di compiere passi avanti: «consapevoli che ogni parte della diocesi ha una sua precisa realtà, una sua tipologia, ha un suo modo di sentire, di agire. É ricchezza! Non si può però prendere lo stesso vestito e pretendere che vada bene a tutti: il Vangelo, unico e sempre fedelmente annunziato, deve essere calato nella concretezza di un territorio, di una zona, di una parrocchia, di un vicariato. Per fare questo non è più sufficiente solo il pastore. O ci coinvolgiamo tutti, o restiamo di nuovo tutti a porte chiuse». «Sarebbe bello – ha aggiunto Palletti – se oggi uscissimo di qui tenendo in una mano il Vangelo e nell’altra la concretezza della realtà in cui ci troviamo. Sarebbe ancor più bello se questo diventasse modo concreto e abituale di camminare, annunciare e vivere come discepoli del Signore… È la condizione perché il Vangelo non sia vissuto come puro messaggio che scivola sulla nostra vita, e perché la realtà non diventi motivo di scoraggiamento. È solo nell’incontro fra il Vangelo e la realtà dell’uomo che si realizza quella concretezza che si fa annunzio di salvezza».

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