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Dal nonnino del santuario alla rara falsa canfora sarzanese

Anche La Spezia e provincia ha i suoi alberi monumentali.

Le operazioni per la Tac al leccio monumentale

Sono poco meno di un centinaio gli alberi monumentali attualmente censiti in Liguria. Un patrimonio composto da antichi abitanti di questa terra meritevoli di protezione e cura, degni di interesse storico e naturalistico. La Spezia e provincia contribuiscono a questa schiera di vetusti signori con diciassette piante, come dice il più recente elenco approvato dalla Regione. Ben sei sono nel territorio comunale di Varese Ligure, che conta una Roverella vecchia quattro secoli e alta 25 metri, due faggi (uno di 22 metri spuntato circa due secoli fa, l’altro un po’ più basso e appena più anziano), un cerro sughero di 700 anni alto di 15 metri e abbastanza tozzo – ha un diametro di cinque metri -, e ancora un maggiociondolo di 13 metri di natali ottocenteschi e un corbezzolo di pari età alto sette metri. Le sei piante varesotte sono considerate monumentali in virtù del criterio ‘età e dimensioni’, eccezion fatta per il faggio più piccolo e per il corbezzolo di San Pietro Vara: il primo è stato inserito per il criterio ‘forma e portamento’, il secondo per entrambi i criteri menzionati.

Monterosso contribuisce con un leccio di 120 anni alto 15 metri e un terebinto di dieci metri, in zona cimitero; entrambi gli alberi rispondono ai criteri di ‘architettura vegetale’ e ‘valore storico culturale religioso’, e al terebinto è riconosciuto anche ‘valore paesaggistico’. A Vernazza, al Santuario della Madonna di Reggio, ci sono un leccio di 18 metri (‘architettura vegetale’ e ‘valore paesaggistico’) e il famoso cipresso vecchio otto secoli, alto più di venti metri (‘architettura vegetale’ e ‘età e dimensioni’).

Il territorio comunale di Rocchetta Vara contribuisce con un quindici metri di Roverella trecentenaria inclusa nel carnet dei monumentali per ‘età e dimensioni’. Tre alberi per il capoluogo. C’è il leccio della Gira (‘valore paesaggistico’ e ‘età e dimensioni’), tre secoli sulle spalle frondose e una quindicina di metri di altezza. Questo imponente esemplare policormico, oggi isolato, è testimone dei boschi che in passato improntavano la fisionomia del paesaggio vegetale delle regioni mediterranee. E ci sono gli oltre venti metri del platano della stazione centrale, che si stima sia nato a inizio Novecento ed è stato inserito nel gruppone in virtù di ‘età e dimensioni’. Chiude lo scenario spezzino la magnolia del Termo (‘età e dimensioni’), alta circa 25 metri, un secolo d’età.

In Palmaria spicca poi un pino domestico di sedici metri e cento anni al quale è riconosciuto ‘valore paesaggistico’. A Lerici c’è la tamerice di Piazza Garibaldi (‘età e dimensioni’), lato mare, un secolo di vita e quattro metri di altezza (non poco per questo tipo di pianta). Chiude il quadro provinciale la falsa canfora di Sarzana, in zona vecchio ospedale, monumentale non solo per ‘età e dimensioni’, ma anche perché considerata una ‘rarità botanica’.

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