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Botti di fine anno, occhio al marchio europeo

"C E, con lo spazio in mezzo, è il certificato europeo, CE tutto attaccato è China Export", dice l'esperto. "Ecco cosa c'è da sapere per comprare in sicurezza. Un appello ai sindaci: fate più informazione e meno demonizzazione".

Capodanno 2016 nelle piazze della Spezia

Un solo spazio tra due lettere fa la differenza tra un prodotto certificato e uno che non lo è. Succede così che, in un attimo di distrazione, si può pensare di aver comprato un petardo a norma con le direttive della Comunità Europea e invece si è appena acquistato un gioco pirotecnico semplicemente prodotto nella Repubblica popolare Cinese. Già, perché il marchio “C E”, con uno spazio tra le due lettere, dice che si sta accendendo la miccia di un botto di Capodanno che segue i crismi di sicurezza del Vecchio Continente; mentre uno marchiato “CE”, tutto attaccato, dice invece che si tratta semplicemente di un prodotto di China Export.
E’ una delle nozioni che Amedeo Diglio della Be.Di. Fireworks di Via Lunigiana, che si occupa tra l’altro dei fuochi dello Sbarco dei Pirati, ha cercato di spiegare agli studenti della 4^T, indirizzo geotecnica, dell’Istituto “Cardarelli” in un incontro mattutino di un paio d’ore. Leggi e sigle, molte delle quali nuove e calate direttamente da Bruxelles, cambiano il modo di approcciare ai botti anche per i consumatori. Un dedalo in cui non è facile districarsi, e in mezzo al quale gli stessi esperti devono muoversi cercando di essere sempre aggiornati. Dal 1° gennaio prossimo, per esempio, non si potranno più vendere i petardi con l’accensione a spoletta ma solo con miccia a lenta combustione. E gli scoppi dovranno rimanere sotto i 120 decibel.

Ecco allora qualche regola per acquistare informati in vista della fine dell’anno. “La prima cosa da controllare è il marchio europeo: bisogna farci l’occhio ma poi non è difficile riconoscere il C E europeo dal CE cinese – illustra Diglio – Dopodiché è bene aver presente le varie categorie in cui si dividono i giochi pirotecnici. Sono quattro, denominate da F1 a F4. La prima, F1, che si può ancora trovare sotto la denominazione cat 1, indica prodotti a basso potenziale e quindi vendibili ai maggiori di 14 anni. Sono le cosiddette stelline per intenderci. Con F2, o cat 2, si indicano invece gli artifici che possono essere venduti solo ai maggiori di 18 anni, e qui rientrano prodotti molto comuni come fontane e girandole per esempio. Per poter comprare un prodotto di categoria F3 serve invece il porto d’armi, mentre con F4 si marchiano prodotti professionali per cui bisogna esibire un patentino specifico”. Insomma, l’utente medio non potrà mai portarne uno a casa e anzi, rischierebbe guai grossi chi glieli vendesse.

Quanto bisogna allontanarsi da un petardo in funzione? “Solitamente, per quelli più comuni, la distanza consigliata va dagli 8 ai 15 metri – dice l’esperto – ma, se posso dare un consiglio, qualche passo indietro in più non è mai una cattiva idea. Poi ci sono quelli professionali, ognuno dei quali ha una sua distanza di sicurezza che viene espressa nel Tulps (Testo unico di pubblica sicurezza, ndr) a seconda della quantità di materiale attivo presente, e può arrivare anche a 300 metri”.
E quei comuni che vietano i botti? “Di fatto non possono farlo, perché spetta solo al prefetto un tipo di decisione del genere. Oltretutto si parla di artifici omologati dallo Stato stesso. Certo, un primo cittadino può chiedere di non usare i giochi d’artificio all’interno delle piazze dove ci sono i concerti o grandi assembramenti di persone. Però eviterei di demonizzare i botti facendo di tutta l’erba un fascio. Servirebbe più informazione che allarmismo”.

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