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150 medici aderenti a campagna

"Vacciniamo i 18enni ma ci sono ultravulnerabili che ancora attendono"

La lotta al Covid-19 al centro della seduta odierna della IV Commissione consiliare del Comune della Spezia, che ha audito la dott.ssa Ferrara (Fimmg) e il dottor Pardini (Snami).

IV Commissione consiliare, seduta del 22 giugno 2021

I medici di medicina generale e il loro impegno nella pandemia e nella campagna vaccinale. Questo il tema cardine della seduta odierna della IV Commissione consiliare, presieduta dal consigliere Oscar Teja. Auditi dai commissari, la dottoressa Maria Pia Ferrara, segretario provinciale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), e il dottor Francesco Pardini, segretario provinciale dello Snami (Sindacato autonomo medici italiani). “Sin dall’inizio della pandemia – ha esordito la dott.ssa Ferrara – i medici di medicina generale non si sono mai tirati indietro, cercando di svolgere il loro lavoro pur in mezzo a mille problemi e nuove regole. Abbiamo continuato a tenere aperti gli studi e quando ci è stata chiesta una mano per la vaccinazione abbiamo risposto presente: altissima la percentuale dei medici che ha aderito a livello provinciale, quasi 150 su 160. Tante le difficoltà incontrate nel corso della campagna. A noi è stato affidato Astrazeneca, il vaccino più complesso, e ne abbiamo subito le altalenanti vicissitudini. I pazienti spesso arrivano con paure e preoccupazioni legate anche al fatto che tutto quello che circola sia attraverso le vie ufficiali, sia attraverso i social network, certo non aiuta”. La dottoressa ha osservato che “la regione ha affrontato abbastanza bene la campagna vaccinale, raggiungendo ottimi risultati grazie all’impegno di tutti i professionisti della filiera. La percentuale di adesione al vaccino da parte della popolazione è stata alta, ma dobbiamo recuperare 3 punti rispetto alla media nazionale per quanto riguarda la fascia 60-70 anni, che ha timori legati ad Astrazeneca. E che è anche la fascia con più ospedalizzati. Sono pazienti che vanno recuperati con cautela e scientificità. Anche in questo caso ci dobbiamo scontrare con la burocrazia, che per ragioni di privacy non ci permette di sapere quali siano i nostri pazienti non vaccinati. Non possiamo quindi essere proattivi, ma attendere che siano loro a chiedere consiglio. A tutto questo si sommano i problemi legati all’attività ordinaria, perché non dimentichiamo che noi continuiamo a lavorare per la salute dei pazienti nel suo complesso… le patologie croniche non si fermano. E a questo percorso a ostacoli ora la politica ha aggiunto il Green pass, attribuendone il rilascio anche al medico di famiglia. Ma noi non siamo burocrati, la burocrazia ci sta uccidendo. Il certificato deve essere affidato ad altre figure professionali”.

“Il Covid – ha affermato il dottor Pardini – ha sconvolto il nostro modo di lavorare, siamo subissati di richieste di persone che hanno trovato in noi l’unico riferimento per avere certezze. Ma in certe situazioni anche noi di certezze ne abbiamo avute poche: non c’è stato un aggiornamento costante su terapie e procedure e tantissime volte abbiamo dovuto rincorrere funzionari e superiori per sapere come comportarci. Per quanto mi riguarda, ma credo di parlare anche a nome dei colleghi, in trent’anni di professione ho avuto il mese peggiore della mia vita quando scelleratamente ci è stato chiesto di prenotare il vaccino ai nostri assistiti. E poi ci è esplosa in mano la questione Astrazeneca. Eravamo sfiniti, intanto la pandemia continuava e il resto non funzionava più bene, con difficoltà ad avere esami del sangue, prenotazioni oltre il mese, alcune specialità difficilmente accessibili”. Anche dal dottor Pardini il rammarico per non poter sapere quali pazienti sono vaccinati e quali no: “Potremmo essere davvero le persone giuste per chiamare quel 70enne che non si è vaccinato, persona a rischio, anche solo per l’età. Invece non possiamo e questa cosa si ritorce contro i nostri pazienti”. Il segretario provinciale Snami ha infine rilevato che “si è creata una criticità. C’è stato un momento in cui noi medici di medicina generale dovevamo prenotare e segnalare i pazienti ultravulnerabili, che avrebbero dovuto essere vaccinati per primi. Non più tardi di dieci giorni fa mi ha chiamato un paziente, che avevo segnalato in quanto ultravulnerabile a febbraio, spiegandomi che ancora non era stato contattato né vaccinato. Qualcosa non funziona, non va bene così. Siamo a vaccinare i 35enni, abbiamo vaccinato i 18enni e ci sono alcuni ultravulnerabili che ancora stanno aspettando”.

Il consigliere comunale Enzo Ceragioli (Cambiamo), anch’egli medico, ha detto di “condividere completamente il grido di dolore dei colleghi. È stato fatto tanto, ma si poteva fare meglio, e lo dimostra la confusione venutasi a creare, per non parlare degli Open Day… Magari un po’ più di condivisione con i medici di medicina generale, su obbiettivi e necessità, sarebbe auspicabile. Il Green pass affidato anche ai medici di famiglia? Esempio lampante di cosa non bisogna fare. In un momento in cui occorre riprendere l’attività medica non possiamo far perdere tempo con una pratica di cui può occuparsi un amministrativo”. Medico anche Barbara Cidale, consigliere comunale di Fratelli d’Italia: “Per i medici ormai non bastano più 12 ore di lavoro quotidiano. Le patologie croniche stanno esplodendo perché, causa Covid, procedimenti che venivano svolti regolarmente scontano un ritardo di un anno e mezzo. È urgentissimo tornare al nostro ruolo abbandonando la burocrazia che ci è stata riversata sopra”. “Noto e registro ancora una volta – così il consigliere Massimo Baldino Caratozzolo, esponente di Forza Italia – che chi dall’alto gestisce la vita di tutti e avrebbe dovuto avere qualche conoscenza tecnica in più, probabilmente non l’ha avuta. Purtroppo ancora una volta dobbiamo registrare come la politica scavalchi le conoscenze e si diano ruoli a persone prive di determinate e importanti componenti”.

Qua sotto, la seduta integrale della commissione.

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