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"Se i muscoli muoiono è colpa del dragaggio"

Arpal e Asl riconoscono le anomalie sulla torbidità delle acque, senza però trovare l'origine dei mali. Mitilicoltori in commissione consiliare: "E' stata l'Arpal stessa a documentare la minor efficacia del nuovo sistema di conterminazione".

Commissione consiliare

“Noi dalla diga non ci spostiamo. La mitilicoltura deve rimanere dov’è perché è una sentinella, un bio-indicatore fondamentale per riconoscere lo stato di salubrità delle nostre acque”. Nessun dubbio, nessuna mediazione e un coro di sdegno verso le istituzioni cittadine da parte della cooperativa dei mitilicoltori di Santa Teresa che oggi pomeriggio si è presentata in gran numero all’attesa commissione consiliare riunita per fare chiarezza sulla temporanea sospensione della raccolta dei muscoli coltivati nella diga interna di Ponente. Un’anomala falcidia dei mitili quella raccontata all’incirca un mese fa, che costrinse l’Asl spezzina a emettere un’ordinanza cautelare, firmata da Mino Orlandi, direttore della struttura complessa ‘Sicurezza alimentare’. I muscoli rimasero comunque regolarmente in vendita, poiché il prodotto commercializzato proveniva esclusivamente dai vivai fuori diga e come sempre passa attraverso la depurazione nello stabulatore della cooperativa, controllato e monitorato prima della vendita.

Al di là del danno d’immagine e di un relativo minor guadagno nei giorni in questione, sono stati proprio i mitilicoltori in un primo tempo a denunciare le anomalie riscontrate e in secondo tempo a voler conoscere i risultati delle indagini eseguite nelle settimane successive da Arpal, Asl e Capitaneria di Porto. E così nell’audizione pomeridiana, chiesta dal consigliere Giulio Guerri, c’erano tutti: i componenti della III commissione, guidata da Piergiorgio Sommovigo, l’assessore all’ambiente Davide Natale, la direttrice di Arpal Fabrizia Colonna, il segretario generale di Autorità Portuale Davide Santini, il portavoce della cooperativa Federico Pinza, i dirigenti di Asl5 Mino Orlandi, Francesco Iacona e Toracca, il comandante della Capitaneria di Porto Del Sante.

“Abbiamo comparato le acque dove crescono i mitili e le altre con sonde multiparametriche e il relativo campionamento delle analisi chimico-fisiche” – ha iniziato la direttrice di Arpal tenendo in mano un campione d’acqua di mare pieno di sedimento -, in questo momento stiamo eseguendo un’attività di monitoraggio su campo mobile. Abbiamo evidenziato dei picchi notevoli di torbidità ma nessuna correlazione fra quei valori e l’attività eseguita. La boa di riferimento dista tre chilometri dall’area di dragaggio”. Il brusio iniziale aumenta di decibel e dalla zona uditori arrivano i primi improperi tanto che lo stesso Sommovigo ha dovuto più volte interrompere per chiedere silenzio ma il clima è sempre rimasto quello: rabbia mescolata a rassegnazione nei confronti di chi è preposto ai controlli. “Dal punto di vista della sicurezza dei prodotti il 18 febbraio abbiamo dato il via ad alcune misure precauzionali, come la chiusura della zona – ha continuato Mino Orlandi, dirigente del reparto sicurezza dell’Asl5 -, inviato tecnici per il sopralluogo della zona di ponenti con i relativi rilievi del caso. Rilievi che hanno escluso malattie di tipo parassitario, batterico. Escluse anche contaminazioni da diossina e idrocarburi”.

“Abbiamo visto le zona laterali e nei pressi del molo Garibaldi così come Calata Paita abbiamo riscontrato un alto tasso di mortalità; al contrario presso il porticciolo di Marola è emersa una vitalità perfetta visto che là i muscoli crescono spontaneamente – ha aggiunto Francesco Iacona. Che tutto questo sia dovuto ad un indebolimento complessivo del sistema immunitario dei molluschi?” – asserisce Toracca. Insomma chi ha danneggiato i muscoli? “Finisce che è colpa nostra” – commentano sarcastici i mitilicoltori, mentre anche la Capitaneria di Porto e l’Autorità Portuale, che dovevano verificare tutti gli aspetti legati ai permessi e alla documentazione amministrativa, escludono ogni anomalia. “Non c’è connessione – ha detto Del Sante – fra la movimentazione delle imbarcazioni e i riferimenti in questione”, “nessun mancato adempimento” – aggiunto Davide Santini.

Particolarmente atteso l’intervento di Federico Pinza che non va certo per il sottile: “Dal 2 febbraio chiediamo la modifica delle operazioni di dragaggio utilizzando un campo mobile di forma triangolare con lato costituito dalla stessa nave dragante. Da quel giorno Arpal rileva elevata torbidità all’esterno del campo di dragaggio: evidentemente le misure contenitive adottate si sono rivelate insufficienti. I giorni successivi la sonda posizionata presso i vivai di Ponente misurava elevati picchi di torbidità, poi pare che improvvisamente abbia smesso di funzionare. La sonda misura la torbidità a 3,7 metri di profondità per cui è verosimile poter sostenere che il ‘mare di fango’ abbia sostato per giorni negli strati più bassi delle acque, risollevandosi ad ogni perturbazione, ad ogni moto ondoso o anche solo ad ogni cambio di marea”.

Nell’immediatezza di tutto questo, dicono i mitilicoltori, si è registrata la moria di mitili, come peraltro accertata da Adsl, in termini del 40%-100%: “Dagli esiti istologici ai mitili dentro la diga di ponente – ha continuato Pinza – si è registrata una forte compromissione dell’animale, dovuta ad un indebolimento causato da uno stress prolungato dovuto alla torbidità ovvero ai solidi risospesi dal dragaggio che hanno stazionato in zona, movimentati dalle maree, dai venti e dalla diga”. Quello che preoccupa di più è se oltre al seme siano morte anche le larve pelagiche dei mitili, circostanza che se accertata comprometterebbe la coltura anche per i prossimi due anni e per la qual cosa si aspettano i risultati delle analisi in corso. “Siccome il fango non è caduto dal cielo, abbiamo chiesto un risarcimento e soprattutto vogliamo dire con forza che la mitilicoltura non si sposta dai luoghi di sempre. Verrebbe a mancare un presidio fondamentale per le nostre acque”. Insomma, secondo i mitilicoltori la torbidità che uccide il muscolo è dovuta alle operazioni di dragaggio “infatti gli impianti esterni sono rimasti indenni” – ha continuato Pinza. “Sull’efficacia dell’innovazione attuata nelle operazioni di dragaggio mi limito a riportare un estratto della documentazione Arpal che nella relazione del 20 febbraio asseriva come il nuovo sistema di conterminazione si è dimostrato molto meno efficace del precedente in quanto in alcune rilevazioni, soprattutto dietro le draghe, per gli ultimi 5-6 metri di profondità sono stati riscontrati valori di torbidità molto elevati e mai evidenziati nei precedenti dragaggi. Nel corso dei sopralluoghi si è verificato che, soprattutto in presenza di vento forte, risultava problematico mantenere il campo panne nella sua corretta morfologia. Tale problematiche determina un innalzamento delle gonne, talvolta fino anche alla superficie ed una disgiunzione/rottura delle giunture delle gonne adiacenti. I valori della sonda fissa ubicata presso l’impianto di mitilicoltura lato Ponente hanno evidenziato due serie di dati orati molto elevati nelle date del 3 febbraio 2015 (ore 15-20) e del 4 febbraio (ore 6-12). Vaslori così elevati non sono mai stati riscontrati dall’inizio del monitoraggio, cioè del 2007….si ritiene opportuno rivedere le modalità di bonifica-dragaggio in quanto quelle utilizzate non forniscono sufficienti garanzie stante la compresenza di siti sensibili nell’area portuale”. “Dovete fare una scelta etica” – ha aggiunto in chiosa Angelo Maioli rivolgendosi alla politica.

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