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Il sabato del Miraggio

Strada (ri)facendo

di Salvatore Di Cicco

Buche sull'asfalto

Andare in giro per le strade della Spezia non è certo un piacere. A piedi, in macchina o in bicicletta qualsiasi percorso diventa un’avventura. Nel vero senso della parola. I marciapiedi sembrano montagne russe, l’asfalto offre sorprese ad ogni giro di ruota, i percorsi riservati alle bici riservano sorprese ad ogni pedalata. Insomma ce n’è per tutti i gusti (meglio, per tutti i disgusti) e la protesta apparsa sui giornali nelle scorse settimane fotografa una situazione che definire insostenibile appare riduttivo. Sarà certamente una delle conseguenze dei tagli ai bilanci comunali ma qui si tratta di problemi non secondari perché interessano tutti, ma proprio tutti. Insomma, si tratta di una vera e propria emergenza a cui bisogna far fronte senza perder tempo. Ne va non solo del decoro della città ma addirittura dell’incolumità dei singoli cittadini.
Questo, dunque, non vuol essere non solo un appello alle autorità (sindaco in testa) per cercare di dare una risposta rapida ed efficace alle richieste di tanti cittadini ma vuole porre all’attenzione degli amministratori una priorità per la quale non ci si può nascondere dietro il dito delle risorese insufficienti perché al di là degli oggettivi ostacoli di natura finanziaria bisogna fare qualcosa di più e di diverso per dare una risposta netta e chiara. Quando i problemi rischiano di incancrenirsi, insomma, bisogna pensare in maniera diversa.
Se dunque la questione si pone in questi termini ultimativi, vorrà dire che bisognerà coinvolgere tutti per una azione collettiva. Non saremo certo noi a dare le indicazioni operative per risolvere problemi di questa natura ma siamo tentati di ripetere ad alta voce quello che ci suggerisce la nostra esperienza personale.
E, dunque, cosa si potrebbe fare, in concreto, per rendere più sostenibile la vita quotidiana di coloro che hanno bisogno di spostarsi da un punto all’altro della città?
Cominciamo col dire che ci vuole maggior rispetto per le cose di tutti, a cominciare quindi da strade e marciapiedi. Avete mai visto, dopo certi lavori (privati e pubblici) come la posta di cavi o la riparazione di condutture, il manto stradale o un marciapiede tornare alla condizione precedente? Ecco, in questi casi non si dovrebbe transigere sul rispetto di certe regole, prima fra tutte quella di rimettere il bene pubblico nelle stesse condizioni in cui lo si è trovato. In ogni caso, quando questo bene pubblico viene maltrattato dall’uso (e, soprattutto, dall’abuso) dei singoli, la comunità ha diritto ad un risarcimento immediato del danno provocato.
L’uso indiscriminato del territorio a fini privatistici, poi, facilita ulteriormente il “consumo” del territorio stesso, determinando condizioni difficili, per non dire impossibili, nella gestione delle tante problematiche che si accumulano col tempo. Insomma, dobbiamo metterci in testa, una volta per tutte, che ognuno è responsabile per la propria parte e che se si vuole il bene comune dobbiamo partecipare per senso di responsabilità e per rispetto degli altri prima di chieder conto agli amministratori della cosa pubblica del loro operato. Fino ad allora non avremo diritto al mugugno.