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Il sabato del Miraggio

Non è mai troppo tardi

di Salvatore Di Cicco

Alberto Manzi in "Non è mai troppo tardi"

Un’espressione per tutte le stagioni e per tutte le età. Non è mai troppo tardi per fare questo e per fare quello. Non è mai troppo tardi per sognare i sogni che stanno alla base del nostro futuro. E quando il futuro si fa scuro, come adesso, non bisogna arrendersi perché non si può chiedere alla vita ciò che la vita non può dare ma si può chiedere a se stessi qualcosa di più di quanto si è fatto prima, almeno quanto basta per mantenere il ritmo di sempre.
Era il 15 novembre del 1960 quando fece il suo esordio in tv “Non è mai troppo tardi”, la trasmissione destinata a rivoluzionare non solo usi e costumi di italica tradizione ma soprattutto il livello culturale di un popolo che “vantava” un 20% di analfabeti, cioè di gente che non sapeva leggere né scrivere e che firmava con una croce. Bastò dunque l’idea del maestro Alberto Manzi a invertire la tendenza verso l’ignoranza crescente e per ridare dignità a un milione e mezzo di cittadini che da quell’idea acquisirono il passaporto verso un mondo nuovo.

Dopo otto anni e 484 puntate (maggio 1958) la trasmissione scrisse la parola “fine” sulla lavagna della “rieducazione” popolare, passando il testimone ad un altro evento, non meno cruciale della nostra storia recente, il Sessantotto, appunto, che nel bene e nel male segnò la svolta di un presente destinato a rimane nella memoria collettiva.
Ma al di là del richiamo storico-culturale, quella del maestro Manzi non fu solo un’esperienza totalizzante sia a livello sociale che cst bellica seulturale ma va inserita nel processo di crescita dell’intero paese. L’Italia pombrava sul punto di collassare sul piano economico e su quello culturale. E se sul primo versante potè contare sull’aiuto esterno (leggi Stati Uniti d’America), su quello interno non c’erano alternative al “fai da te” per ritrovare le proprie radici e con quelle alimentare il proprio futuro. Prendiamo allora l’esempio da questo spicchio della nostra storia recente per cercare di capire dove si possano trovare le energie giuste e rispondere alle difficoltà con una rinnovata forza propulsiva.

Tanto per cominciare facendo un esame di coscienza collettiva e metterci davanti alle nostre responsabilità. Poi guardando oltre il proprio orizzonte personale e fare in modo che tutti insieme andare oltre l’ostacolo. Bisognerà per questo rimboccarsi le maniche come quando – negli anni sessanta, appunto – la realtà delle cose costringeva a ragionare sul concreto, senza peraltro rinunciare al sogno di un futuro migliore. A cosa serve, altrimenti, l’esperienza delle generazioni che ci hanno preceduto? Oggi siamo di fronte ad ostacoli che sembrano a volte insormontabili ma sappiamo che altri, prima di noi, hanno affrontato momenti e sacrifici ben più pesanti. Da questa consapevolezza bisogna ripartire per non perdere l’appuntamento con il nostro futuro. Un appuntamento al quale non dobbiamo e non vogliamo mancare. Per rispetto deinostri padre e per il bene dei nostri figli. Perché, nella vita, non è mai troppo tardi.