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Il sabato del Miraggio

Centri commerciali naturali

di Salvatore Di Cicco

Piazza Del Bastione e Via Prione

Non ne avevo mai sentito parlare ma quando ho letto che qualcuno ha lanciato l’idea dei “Centri commerciali naturali” mi sono incuriosito ed ho approfondito l’argomento.
Dunque, cosa sono – o meglio, cosa dovrebbero essere – questi “Centri commerciali naturali”? Sono (dovrebbero essere) “piazze o agglomerati urbani che presentano di per sé un’alta vocazione al commercio. Si tratta di piccole realtà commerciali, botteghe in disuso, antichi negozi e attività artigianali.”
E quale sarebbe l’utilità di un “Centro” di questo tipo? Intanto viene definito “l’antidoto alla grossa distribuzione, un gigante che ha contribuito a fagocitare o a distruggere il piccolo commercio.” Ripartire quindi dai centri storici potrebbe diventare il primo passo per attuare una vera e propria “rivoluzione” di cui sinceramente si sente sempre più il bisogno.
Il commercio, si sa, è stato il settore più colpito dalla crisi economica e finanziaria degli ultimi anni. Il crollo vertiginoso dei consumi si è abbattuto come una valanga proprio sui commercianti. Se non ci sono soldi da spendere i primi tagli si fanno sui consumi non indispensabili, detti anche beni accessori. Molte imprese in difficoltà hanno chiuso o stanno per farlo. Partendo quindi da tali premesse, chi propone questa alternativa alla marea montante del consumismo vuole non solo suggerire un modo concreto per andare incontro a chi oggi soffre la crisi in maniera a volte devastante ma vuole anche proporre il recupero di usi e tradizioni (mestieri e prodotti cancellati dalla frenesia del nostro tempo.

Ma come mettere praticamente in atto un’idea simile? Può sembrare quasi utopistico e invece potrebbe essere l’uovo di Colombo. Ripartendo da “quel poco che si ha”, ovvero idee e zone di attrazione da poter sfruttare come nuove mete turistiche. Chi propone questa piccola “rivoluzione” economico-sociale spiega che “tutte le amministrazioni dovrebbero incentivare il rilancio dei centri commerciali naturali con legislazioni adatte e programmi di incentivi all’imprenditoria giovanile”.
Ripartire quindi dai centri storici per invertire la tendenza ad uscire dalla città significheebbe ridare vita a piccole realtà commerciali, botteghe in disuso, antichi negozi e attività artigianali. Più concretamente la proposta punta a “ristrutturare antichi fondaci e botteghe storiche da affidare a giovani imprenditori e commercianti a costo zero. In questo modo si crea da subito un circuito virtuoso per l’economia, perché si offre la possibilità di lavorare ai giovani e al tempo stesso di rendere più vivi questi borghi ormai dimenticati. La gente è attratta da questo tipo di attività. Riscoprire antichi mestieri e opere di artigianato artistico può essere inoltre un modo per attirare i turisti. L’economia riprende così a girare“.
Ovviamente, a contorno di un’idea del genere un po’ di sano realismo non manca. “L’impresa è ardua – dicono gli ideatori della proposta – e non del tutto priva di difficoltà, ma sono le amministrazioni a dover intervenire per prime. La richiesta di una legislazione adeguata, di un piano del traffico davvero rispondente alle esigenze di residenti e cittadini, un forte incentivo all’uso del mezzo pubblico sono le prime mosse da fare per imboccare la strada giusta sulla via della ripresa economica”.

Ma questo non basta. Ci vuole anche un buon tessuto urbano ed economico che regga la sfida. In questo senso il Piano urbano del traffico è essenziale. Stabilire con certezza gli orari delle zone a traffico limitato, prevedere un arredo urbano accattivante, mezzi pubblici efficienti e frequenti e mobilità sostenibile sono le basi necessarie per rilanciare allo stesso tempo il commercio e l’economia cittadina. Poter arrivare in un posto facilmente, senza imbottigliarsi nel traffico, con parcheggi efficienti e ordinati può essere ancora un bell’incentivo sia per dei potenziali clienti che per i visitatori. A corredo della pianificazione del traffico e della viabilità cittadina ci devono poi essere degli studi accurati da parte di esperti del settore.
Non vogliamo entrare nei particolari ma questa mi sembrava un’idea da proporre all’attenzione e alla riflessione di noi cittadini oltre che degli amministratori pubblici.
Ognuno trarrà le proprie conclusioni ma tutti dovranno convenire che un’inversione di tendenza è non solo necessaria ma indispensabile in un momento nel quale, al di là della crisi economica si avverte una crisi di idee. La proposta da cui siamo partiti potrà sembrare perfino utopistica per qualcuno ma ricordiamoci che le idee buone camminano sempre con le proprie gambe, anche quando fanno fatica a procedere. E, soprattutto, è importante ricordare che certe idee fanno bene a tutti.