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Il Cielo sopra La Spezia

La strategia della torta di riso

Turismo in Liguria. Ed alla Spezia

Ogni volta che leggo qualcosa sul turismo a La Spezia mi viene in mente la bellissima serie del comico savonese Enrique Balbontin, Turismo in Liguria.
Pezzi ambientati a Genova o nella Riviera di Ponente, ma che si adattano benissimo anche a noi. La genialità di Balbontin sta nel finale, quello che chiude tutti gli episodi di “Turismo in Liguria”. Il turista tedesco chiede il menù dell’unica trattoria aperta, magari alle due del pomeriggio di un caldissimo ferragosto, e gli viene fornita la mitica risposta: “i piatti sono due. Torta di riso o te lo prendi nel C……! E la torta di riso…….E’ FINITA!”.

Il profondo significato che si cela in questi versi degni di Montale immagino sia chiaro a tutti, ma per fare correttamente il proprio mestiere di giornalisti abbiamo bisogno di elementi di riflessione certi e serissimi.
Eccoli: secondo gli ultimi dati disponibili del 2004, nella classifica degli stati del mondo per numero di arrivi di turisti l’Italia è scesa dalla quarta alla quinta posizione, superata dalla Cina, con un perdita secca di presenze pari al 6.4%. Come sempre al primo posto la Francia.
Nel rating (che poi vuol dire classifica, ma ci piace fare i fighi con questi termini orribili importati) che riguarda la competitività del settore turistico ci piazziamo al brillante 33esimo posto nel mondo, a causa della scarsa programmazione dell’offerta di servizi turistici, la mancanza d’infrastrutture moderne, la “disattenzione” verso il turismo sostenibile e verso il turismo sociale, i prezzi troppo elevati. Sopra di noi ci sono paesi come il Marocco.
Però, nel rating dei siti patrimonio Unesco dell’umanità siamo primi. Numeri 1!
In pratica vuol dire che abbiamo il patrimonio storico/artistico, archeologico, ambientale più bello del mondo, ma che siamo i trentatreesimi per capacità di gestirlo.
A costo di annoiare il già spallatissimo lettore, altre piccole chicche.
Tassi di crescita: secondo il World Travel & Tourism Council (WTTC), fra il 2008 ed il 2017 il turismo nel mondo crescerà di un 4,3% l’anno. Solo nel 2008, è previsto un giro d’affari mondiale di 13.000 miliardi di dollari. Fra i prossimi paesi emergenti e vincenti: Cina, Russia, Croazia, Romania, Namibia. Addirittura, Repubblica Democratica del Congo e Ciad. L’Italia non è nemmeno citata. Lo studio è stato fatto dalla più grande agenzia di consulenza ed analisi del mondo, Accenture. A scanso d’equivoci.
Il quadro generale che emerge, per usare una terminologia tecnica ed appropriata al livello di quest’articolo, è solo uno: che noi italiani siamo dei coglioni!

Venendo a noi, possiamo dire che in Provincia di Spezia abbiamo registrato un +10% nel 2008 nei ponti 25 Aprile e Primo Maggio. Si stimano circa 80mila croceristi per quest’anno. A causa del maltempo, abbiamo registrato maggio e giugno come mesi orribili a detta degli operatori, ma attendiamo dati ufficiali.

Uscendo finalmente dalla freddezza dei numeri, alcuni episodi di vita vissuta affiorano alla mia mente. Veri, lo giuro sullo Spezia! (quindi non potete avere dubbi sulla mia sincerità.)

Uno dei due bar della Passeggiata Morin. Turista crocerista, probabile nazionalità anglosassone o giù di lì, chiede al gestore, in un inglese che definire facilitato per lentezza di scansione termini sarebbe un insulto all’intelligenza, se esiste un ristorante panoramico da quelle parti. Risposta del gestore: NEGHENE’. Ad onor del vero, risposta accompagnata con gesto della mano, quindi più comprensibile per lo straniero.

Isola Palmaria, molo d’attracco barcaioli, bagni Gabbiano. Il molo è affollato da mamme con bambini, probabilmente milanesi o comunque nordiche, in attesa di essere traghettate a Portovenere. Scoppia litigio tra barcaioli, per motivi tutt’ora ignoti e probabilmente futili. Inizia la più immensa, colorita e lunga sequela di offese e bestemmie mai udita in vita mia, nemmeno al Picco. Almeno dieci minuti senza soluzione di continuità, a volumi vocali impressionanti; secondo me l’hanno sentita fino in Corsica. L’espressione che ho visto sui visi delle signore attonite, mi spiace molto, ma non è descrivibile.
Non ci riuscirebbe nemmeno Proust.

Parcheggio Venere Azzurra, una domenica di giugno qualsiasi, ore 11:00.
Io e mia moglie stiamo camminando verso la nostra macchina. Siamo felici. Ci siamo svegliati presto, siamo arrivati alle otto del mattino. Abbiamo trovato parcheggio subito, abbiamo corso da runners provetti sul lungomare, preso un bagno nell’acqua ancora priva di reperti umani ed industriali e quasi limpida, fatto colazione in un bar di Lerici in cui i gestori, visto l’orario mattutino e l’esigua quantità di gente, non ci hanno nemmeno mandato affanculo. Un paio d’ore di sole e poi via, perché comincia ad arrivare la massa umana che occuperà ogni centimetro quadrato di spazio terreno e marino. Vedo la nostra macchinetta che ci aspetta felice, lì sotto il sole, e molte altre incolonnate in attesa che qualche parcheggio si liberi. Una cinquantina almeno, con i conducenti foresti, strombazzanti ed incazzosi. Sapendo cosa mi aspetta, decido di porre in atto un esperimento che covo in testa da molto tempo.
Come previsto, passano un paio di secondi e siamo affiancati da una station vagon carica di bambini urlanti e marito e moglie con occhi iniettati di sangue. Lui, sporgendosi dal finestrino, m’interpella in un chiaro accento parmigiano.
“Scusi, andate via?”
“Sì”
“Mi può dire qual è la sua auto? Così la seguiamo e ci mettiamo al suo posto, va bene?”
“Mi spiace, ma il posto l’ho già opzionato a quelli là, li vede? Quella mercedes scura. Me lo hanno chiesto prima di voi. Ed glielo do per soli 40 euro, oggi sono in buona.”
Attendo qualche istante che il parmigiano realizzi e si riprenda dallo shock.
Nel frattempo, prego tutti gli dei del cielo che me lo dica, che pronunci quella frase. Francesca mi sta guardando con l’espressione di chi tra un secondo chiamerà il migliore divorzista su piazza. Io rimango in silenzio, teso e concentrato. Questo è un esperimento, che diamine. Non si scherza con la scienza!
Per un attimo, non credo alle mie orecchie. Non è possibile. Anche se lo speravo, non può avermelo detto. Ma dall’espressione assolutamente incredula di Francesca, capisco che è così. Che l’esperimento è perfettamente riuscito.
“E se io gliene offro 50?”

Questi episodi, ribadisco realmente accaduti (a parte l’ultimo, che credete?), sono solo una metafora.
Di una Provincia meravigliosa, che ha tutto per essere uno dei luoghi più belli e piacevoli del mondo e leader nel turismo internazionale, in cui tutti potremmo vivere benissimo di un turismo rispettoso dell’ambiente. Purtroppo, così non è, nonostante le Cinque Terre, Lerici e Portovenere. Perché una giornata in un bagno di Lerici costa di più che in uno della Croisette di Cannes, perché con quello che spende una famiglia a fare una vacanza di due settimane qui da noi ci si sta due mesi in Marocco dormendo in alberghi meravigliosi e facendo escursioni indimenticabili, perché non c’è un ristorante in cui si può mangiare pesce fresco senza spendere cifre folli, perché in centro storico a Spezia ci sono decine di bar ed i camerieri che parlano inglese saranno due.
Perché si continuano a pianificare cemento e container con la scusa che creano occupazione, quando chi ha occhi per vedere sa benissimo che creano solo denaro e potere per pochi a scapito del nostro territorio e dei cittadini. E del turismo.
Perché siamo fatti così. Viviamo in un paradiso violentato ogni giorno e non ce n’accorgiamo nemmeno. Qualcuno una volta mi disse: “certo che voi spezzini avete dei luoghi che non vi meritate. Dovreste essere invasi da una potenza straniera, che ne so, francesi o tedeschi. Loro sì che saprebbero far funzionare le cose.” Come dargli torto? Io però estenderei il discorso a tutta l’Italia. Come si dice: mal comune, mezzo gaudio.

Buone Vacanze a tutti!