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I racconti della domenica

La vendetta

di Chiara Bodrato

I nuovi racconti spezzini

Si incontrano molte persone che rimpiangono con dolce nostalgia gli anni della giovinezza e della scuola. Non così la signora Torano, per lei anche il parlarne è fonte di pena nonostante che siano ormai passati tanti anni.
La vedo spesso perché sto traducendo qualcosa per sua figlia e quando la signora Torano viene a casa mia prendiamo un tè all’inglese e parliamo di comuni conoscenze.
Quando è triste per qualsiasi motivo, affonda le radici della sua tristezza proprio nella devastante esperienza che ebbe al Liceo Costa. Parla di una sua professoressa che le ha
rovinato la vita.
“Ha mai sentito parlare di Alda Lo Porto?”
“No. Mai. Chi è?”
“Era la mia professoressa di italiano. Non vorrei averla mai conosciuta.”
“Era troppo severa?”
“C’era anche dell’altro. Quel donnaiolo di mio cugino Venanzio la corteggiava e lei era molto lusingata dalle sue attenzioni.”
“Era molto giovane allora…”
“No, aveva quarantacinque anni e voleva prendere l’ultimo treno. Non so cosa avesse visto Venanzio in lei.”
“Probabilmente si voleva divertire… ma avrebbe potuto scegliere una più giovane…”
“Lui aveva a quell’epoca cinquant’anni e una gran paura di invecchiare. Chiedeva sempre a chiunque come lo trovassero, se davvero dimostrasse i suoi anni. Ed era compiaciuto
con se stesso quando riceveva risposte un po’ adulatorie.”
“Visto che non erano più due ragazzini non era venuta in mente a suo cugino l’idea di sposare questa signora Alda?”
“Non penso che avesse questa intenzione. È sempre stato egoista e poco incline ad assumersi responsabilità…”
“Credo di capire che la signora professoressa sia stata molto infatuata di suo cugino.”
“Lo era, lo era tantissimo. Telefonava anche quattro volte al giorno e spesso – mio cugino abitava con noi – lui diceva a mia madre di dire alla signora Alda che non era in casa.”
“Quindi l’interesse era solo da una parte.”
“Trattandosi di Venanzio la cosa non era nuova, corteggiava tutte le donne che incontrava e le invitava a passare la domenica nella nostra casa di campagna con grande rabbia
di mia madre che non gradiva coloro che lei non aveva invitato.”
“Non le invitava tutte insieme, vero?”
“Una alla volta!” mi rispose la signora Torano ridendo.
“E ci portò anche la professoressa?”
“Sì. Ebbe questa faccia tosta. La prima volta che venne io fui molto sorpresa ed anche lei. Trovare una sua alunna in casa del suo “fidanzato” fu veramente una cosa inaspettata
della quale avrebbe fatto volentieri a meno.”
“Guarda, guarda c’è la Torano! È tua parente?” aveva chiesto a Venanzio
“Sì, è mia cugina” aveva risposto lui.
“Ricordo che quel dialogo fu molto laconico.”
“Scommetto che da quel momento in poi fu molto più gentile con lei.”
“Un po’ meno scortese. Ma sempre scostante. Mi giudicava male sia per il profitto che per me stessa come persona. Era incontentabile. Non arrivava più in là di cinque meno
nei temi e di sei nell’orale.”
“Con il risultato di non far amare i nostri poeti e scrittori!”
“Proprio quello che succedeva a me! Dante e il Manzoni ho imparato ad apprezzarli nella mia vecchiaia…”
“Posso dire di aver avuto un’esperienza analoga e quindi la capisco. I ragazzi dovrebbero essere capiti e incoraggiati…”
“Quella donna era dura, senza cuore. Io facevo di tutto per studiare ed interessarmi alla letteratura, il risultato era sempre deludente.”
“Neanche la vicinanza della sua famiglia, tramite il suo corteggiatore, l’aveva cambiata? Eppure siete persone cordialissime.”
“No, niente l’aveva cambiata. Forse ci sarebbe riuscito Venanzio ma… lui non ci provava neppure.”
“Non era gentile con lei?”
“Poco. Lui faceva sempre quello che voleva perché pensava che gli fosse dovuto. Pensi che una volta le portò dei fiori.”
“E lei non li gradì?”
“Come poteva gradirli? Venanzio aveva preso i fiori nel vaso in mezzo al tavolo di sala, erano ormai quasi appassiti e li offrì alla professoressa. Questo per dirle che tipo è
Venanzio.”
“Nonostante tutto continuò a vederlo…”
“Sì. Ci sono tanti altri particolari per niente consoni a due fidanzati anche se vecchi! Per esempio quando andavano a cena al ristorante mio cugino tanto faceva che doveva pagare
lei, se doveva guidare sull’autostrada di notte chiedeva a lei di guidare… e così via.”
“Quale era la sua reazione? Non protestava?”
“No. Con lui no. Sembrava un tappeto sotto i suoi piedi.”
“Allora deduco che riversasse le sue frustrazioni sugli alunni a scuola.”
“Su di me in particolare. Non mi riusciva portare una sufficienza di italiano scritto eppure lei per prima, la professoressa, non conosceva la lingua che insegnava.”
“Succede anche questo.”
“Per esempio diceva una specia invece di una specie, aiutimi invece di aiutami senza contare le inflessioni dialettali!”
“Doveva avere un forte superego la sua professoressa per giudicare scadenti le sue alunne!”
“Il suo superego non tollerava di essere contrariato in niente, solo Venanzio se lo poteva permettere ma fino ad un certo punto…”
“Successe qualcosa fra loro?”
“Sì. Venanzio si comportò assai male con lei. Durante una gita in campagna, quella che doveva essere una cena romantica si trasformò in un’animata discussione… non so per che
cosa. E allora…”
“Cosa accadde?”
“Accadde che Venanzio la lasciò sola al ristorante senza mezzo di trasporto visto che quella volta erano andati con l’auto di lui… nonostante tutto non l’avrebbe lasciato. Fu lui
a lasciare lei.”
“E allora lei si vendicò su…”
“Su di me. Si, ha detto bene si vendicò su di me. – C’era la Torano, si sarebbe rifatta con lei, punendo lei puniva Venanzio – stritolando me!”
“E suo cugino?”
“A lui non era successo niente, quindi… se la professoressa mi aveva bocciato i guai non erano suoi. Speravo che mio padre non mi avrebbe rimandato a scuola l’anno dopo… invece dovetti andarci. La Provvidenza volle che la professoressa avesse avuto il trasferimento. Dove non mi importava. Il non vederla mi faceva sentir meglio.”