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I racconti della domenica

La vedova

di Chiara Bodrato

I nuovi racconti spezzini

Placida Piacentini è toscana. Non dice mai di dove però,
perché si vergogna del paese in cui è nata, è troppo piccolo
e soprattutto non è importante neanche dal punto di vista
turistico. Non se ne sente mai parlare, neanche per un ristorante
in cui si possa gustare la pasta e fagioli alla toscana.
È venuta alla Spezia in seguito al suo matrimonio con un
ferroviere, ha dovuto accontentarsi, dall’altolocato e ricco
marito che avrebbe voluto si era trovata con un “miserabile”
diceva lei. Eppure tante avrebbero voluto un partito simile.
No, Placida, che non era affatto placida di carattere, voleva
il lusso ed il denaro, era golosa ed invidiosa, in breve, era
una delle tante donne moderne innamorate solo della carriera.
Un incidente sulla Parma-Piacenza le aveva portato
via suo marito lasciandola con due bambini, ancora piccoli.
La morte di suo marito (come avesse fatto a sopportarla
Dio solo lo sa!) le procurò un momento di gloria. Tutta l’attenzione
fu su di lei, povera vedova sconsolata e poi ci fu il
molto denaro che le venne dall’incidente. E questo lei voleva,
voleva del denaro.
Ma non sarebbe durato per sempre.
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Allora pensò bene di andare dall’ impresario Lobello a
chiedergli un lavoro come segretaria. Non sapeva da dove
cominciare ma avrebbe imparato. Tutti quelli che le erano
vicino la sconsigliarono di andare da Lobello che era conosciuto
come un vizioso donnaiolo. La fama corrente era
che aveva fatto morire sua moglie di dolore.
Ma questi non erano affari suoi, Placida sapeva come
fare.
Andò diverse volte a cercare Lobello nel suo ufficio, non
c’era mai.
“Dov’è il commendatore? Voglio parlargli!”
“È fuori con i suoi operai e sta sovraintendendo ai lavori”
le rispose il segretario dell’impresa Lobello.
Con il più smagliante dei sorrisi Placida gli chiese ancora:
“Non potrebbe dirmi dov’è? Ho una lettera da consegnargli.”
“Può lasciarla a me, signora. Sarà consegnata non appena
arriva.”
“No, la prego, si tratta di una cosa privata ed urgente!
Mi deve dire dov’è!”
“Se proprio vuole saperlo… sta facendo la strada di
Montalbano ed è là dalle otto del mattino alle cinque del
pomeriggio. Spero che sia soddisfatta. Ma la prego di non
dire che sono stato io ad informarla. Al commendatore
non piacciono le persone che si fanno raccomandare.”
L’indomani mattina Placida si mette il suo abito più
elegante e va a Montalbano. Appena giunta vede una squadra
di operai che la guardano in modo interrogativo. Sulle
prime non vede il commendatore che, occupato a dare ordini,
non si era accorto di lei. Quando si accorse della presenza
di Placida le si mosse incontro:
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“Carissima signora, come mai da queste parti?”
“Ho dei parenti che abitano qui vicino, vado da loro…
non pensavo di incontrarla…”
“E così mi ha incontrato! Siamo vicini all’ora di pranzo
posso invitarla?”
“No, la ringrazio molto, sono attesa dai miei parenti.
Vorrei consegnarle questa lettera, è il mio curriculum, vorrei
avere il posto di segretaria nella sua ditta.”
Pranzare in un modesto ristorante di Sarbia, in fretta e
in furia era proprio l’ultima cosa che Placida avrebbe voluto.
Andandosene pensò: “Con tutti i soldi che ha mi ha invitato
in una bettola! Se fosse stato il Jolly ci sarei andata…”
Lobello non era un novellino e aveva subito capito che
Placida era andata a Montalbano proprio per incontrare lui.
La domanda di lavoro era probabilmente una scusa. Era però
una donna invitante e presto o tardi sarebbe caduta nella
sua rete. Questo era il pensiero dell’anziano impresario sempre
a caccia di avventure.
Aveva un debole il molto maturo dongiovanni, non sopportava
essere corteggiato, voleva esser lui a prender l’iniziativa
e non gli tornava bene che Placida fosse così intraprendente
e poi sapeva poco di lei, sapeva solo che era vedova.
Quando ritornò nel suo ufficio interrogò il suo segretario:
“Frasca, perché ha detto alla signora Piacentini che io ero
a Montalbano?”
“Questa è la versione della signora?”
“Esattamente. Lei mi ha detto – caro commendatore, il
suo segretario mi ha detto che potevo trovarla qui! – lei
dovrebbe sapere che non mi piace essere seguito! Mi dica la
verità! Come sono andate le cose?”
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Il segretario era molto confuso ed adirato ma era gioco
forza ammettere che era stato lui a dire a Placida dove trovare
il commendatore.
“E pensare che le avevo detto di non dire che aveva ricevuto
da me quell’informazione!”
“Ebbene, lei non me l’ha detto. Sono stato io che l’ho
pensato e come sempre io penso giusto. Io ho l’esperienza
e con quella quasi niente è impossibile.”
Frasca era un uomo permaloso, si legava al dito ogni minimo
torto e pensò di vendicarsi alla prima occasione.
Non molti giorni dopo, visto che a Montalbano i lavori
erano finiti, Placida ritornò nell’ufficio del signor Lobello e
ci trovò, come al solito Frasca, il segretario.
“Lei mi perdonerà, signor Frasca se io le chiedo di nuovo
di dirmi dove potrò trovare il commendatore… lo so che non
ama le raccomandazioni ma io avrei un caso urgente!”
“Tutti hanno casi urgenti” le rispose Frasca “anche la signora
Lobello mi ha chiesto di dirle dove fosse questa mattina
perché aveva da raccomandargli qualcuno per un lavoro.”
Placida rimase male. Non aveva mai sentito dire che Lobello
si fosse risposato. La voce corrente era che era vedovo, non
inconsolabile. Volle saperne di più.
“Non ho mai saputo che avesse una nuova moglie. Allora
si è sposato da poco!”
“Il signor Lobello? No, è sposato da dieci anni.”
“Io non ho mai visto sua moglie.”
“Forse avete orari diversi e non vi incontrate. Se vuole scusarmi,
signora proseguo con il mio lavoro.”
Placida se ne andò molto amareggiata. Tutti i suoi castelli
in aria erano crollati. Voleva sposare l’uomo più ricco della
zona e ci aveva già pensato qualcun’altra e molto prima per
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giunta. Strano che non se ne fosse accorta, molto strano.
Il commendatore non vide più Placida per qualche giorno
e siccome non gli dispiaceva pensò di inviarle un mazzo
di fiori con un biglietto invitandola a cena al Ristorante del
Tribunale in Piazza Cesare Battisti.
Placida gli mandò una risposta molto breve: “La ringrazio,
commendatore, ma non gradisco inviti da uomini sposati.”
Il commendatore andò su tutte le furie e volle scoprire chi
avesse detto una tale cosa a Placida. I suoi sospetti adarono
diretti su Frasca. Non appena lo vide, in ufficio, riversò su di
lui tutta la sua ira.
“È stato ancora lei, Frasca, a dire a Placida che io mi sono
risposato? Come le è venuto in mente di dire una cosa simile?
Per vent’anni ho evitato di farlo e lei mi fa questa azione,
ora che Placida comincia a piacermi più di prima!”
Il segretario rimase calmissimo. “Io non ho detto niente
di simile!”
“Com’è possibile allora che lei abbia capito che ero sposato?”
“Non è colpa mia, commendatore, se la signora capisce
fischi per fiaschi!”
“Si spieghi meglio!”
“Io ho detto che la moglie del signor Lobello che, se non
vado errato, è suo fratello, era venuta in ufficio. Lei è il commendator
Lobello senza ombra di dubbio quindi è la signora
in questione che ha capito male, ragionando poco!”
Fu la volta del commendatore di essere confuso.
“Poteva aver pensato però che io sono il commendatore e
che nessuno si permette di chiamarmi signor Lobello, ah, le
donne spezzine sono delle scriteriate tutte quante! ”
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Siccome pensava ad alta voce Frasca gli disse: “Ma la signora
è toscana, commendatore!”
“Anche le toscane sono delle scriteriate! Comunque telefoni
al fiorario e ordini un altro mazzo di fiori per Placida.”
“Quale messaggio dovrà accompagnare il mazzo di fiori?”
“Quello che ho preparato e che porterò io stesso.”
Il commendatore uscì, doveva aver già scritto il biglietto
perché andò diretto dal fioraio. La sera stessa qualcuno
lo vide cenare con Placida al Ristorante del Tribunale, evidentemente
era riuscito a convincerla che non si era risposato,
per lo meno non ancora.
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