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I racconti della domenica

L’arrivo a sorpresa dei Gattineri

di Chiara Bodrato - in collaborazione con Edizioni Cinque Terre

I nuovi racconti spezzini

I Gattineri in questione non sono i felini, che siamo abituati a veder camminare a quattro zampe per le nostre case o i nostri giardini, sono una famiglia con un alto sentire di se stessa che non richiama affatto l’immagine sorniona dei suoi omonimi.
Costituiscono infatti un quartetto che si esibisce in concerti un po’ dappertutto con discreto successo. È un’intera famiglia di musicanti. Il padre, la madre e i due figli hanno la musica nel sangue e fanno a gara fra loro per vedere chi sia il più esperto ed il più colto. Finora la madre ha avuto questo primato.
La mattina del 2 agosto 2011, alle 6 meno venti, mi capitarono dalla porta. Era presto e io non mi aspettavo l’invasione di strumenti e musicisti.
“Siamo venuti a trovarti, non sei contenta? Io l’ho detto, dobbiamo andare prima di tutti da Chiara, anche se sono le sei di mattina lei è sempre alzata…” disse la signora Euterpe
con la sua voce un po’ stridula.
“Dove possiamo mettere gli strumenti musicali?” replicò Apollo, il marito, senza avermi neppure salutato “ho paura che li rubino se li lasciamo nell’auto.”
“Ma portali su! Li metteremo in corridoio, Chiara ha un corridoio che non finisce più!” Poi, volgendosi a me, disse: “Non è vero che ci stanno tutti qui? Se spostiamo le poltrone e li aggiustiamo nel vano del salottino vi staranno ancor meglio.”
In men che non si dica Apollo e i figli erano partiti a prendere gli strumenti. Euterpe ed io rimanemmo sole per un momento.
“Devo dedurre che vi abbia scritturato il teatro Civico, non mi avevate avvisato del vostro arrivo…”
“Veramente no, non ancora. Il direttore del Civico ha proprio fatto un errore madornale, si è lasciato sfuggire noi, la speranza numero uno della musica!”
Quando Euterpe cominciava a parlare non era possibile inserirsi nel discorso, era peggio delle cateratte del Nilo!
“Lo dicono tutti che siamo eccezionali, in special modo a me sono rivolte le lodi! E poi a mio figlio Romano, un vero genio a soli sette anni!”
Io trovavo Romano un genio di maleducazione. Era un bambino viziato, gonfio di orgoglio e convinto di essere il padrone del mondo. Era una famiglia che non mi infondeva entusiasmo: Euterpe era una donna piena di frustrazioni che copriva con la sua boria, Apollo era un vero e proprio tanghero che diventava gentile solo se vedeva il minimo tornaconto, Pilade, il primo figlio faceva continue critiche su tutto e su tutti rendendo più espressivo il suo discorso con la sua voce nasale, Romano completava il quadro con le sue uscite veramente uniche.
“Ma lo sai, Chiara, non posso star sempre a parlare con te… facci un buon caffè… deve essere Illy, mi raccomando… se no usciremo ed andremo a prenderlo al Prestige… puoi
venire anche tu se vuoi…”
“A quest’ora il bar Prestige è ancora chiuso. Vi farò il caffè.”
Rassegnata mi diressi in cucina. Non balenava ad Euterpe neppure la più lontana idea di quanto mi costasse sopportarla; anzi, a lei sembrava di farmi un regalo sciorinandomi
tutti gli elogi che riceveva da chiunque incontrasse.
“Non avete dunque nessun concerto in programma alla Spezia. Quale è la ragione del vostro arrivo?”
“No, cosa dici mai? Ce l’abbiamo un concerto in programma ma è a Sarzana, eccome che ce l’abbiamo! Oggi dobbiamo incontrarci con il più quotato giornalista della Spezia per programmare la nostra campagna di stampa.”
“Quando sarà il concerto?”
“Il quindici agosto alle 21 al teatro Impavidi. Siamo in mani buone, il giornalista che cura la nostra campagna pubblicitaria è anche il direttore del settimanale “Il Teatro” si chiama
Modesto Fatelargo, lo conosci?”
Mi guardò con aria di commiserazione ed aggiunse: “E già, come potresti conoscerlo, tu non esci mai da casa tua…”
In realtà io conoscevo questo personaggio anche se non gli avevo mai parlato. Lo vedevo passare qualche volta in Corso Nazionale, doveva aver fatto il bagno con l’Agua Brava tanto era il profumo che lasciava dietro di sé. Alto, robusto, con folti capelli tenuti in ordine dalla vecchia brillantina, aveva un viso con bei lineamenti resi duri dall’importanza che si
dava facendosi largo fra tutti. Non era vestito alla moda, il suo abbigliamento era da ragazzo mentre era un uomo fatto.
Euterpe passò mezz’ora nel mio salotto, prese il caffè tessendo gli elogi del giornalista numero uno e mostrandomi le fotografie che gli avrebbe dato per inserirle nel suo articolo
che sarebbe apparso nella rivista “Il Teatro”.
“Abbiamo questa mattina, solo questa mattina libera… questo pomeriggio faremo le prove a Sarzana. Vorrei andare a vedere il centro città… è tanto che manco dalla Spezia… vieni
anche tu con noi!”
Mi lasciai persuadere. Arrivammo in piazza Beverini senza ritardi e ci dirigemmo verso la chiesa. Romano, che era avanti a tutti, girava avanti e indietro davanti alla porta principale; mi avvicinai per entrare e, una signora, che cercava qualcosa nel suo portamonete mi disse: “Non ho proprio niente da dare a quel bambino… avrebbe da cambiarmi cinque euro? Mi dispiace non dargli almeno un euro…”
“Quale bambino?” le chiesi.
Lei mi indicò Romano. “Lasci stare, non ha bisogno di niente!” le risposi molto meravigliata. Naturalmente rimasi allibita dal comportamento del genio numero due della famiglia dei Gattineri che chiedeva l’elemosima per puro divertimento!.
Il concerto a Sarzana fu un successo anche se sulla stampa locale non era uscito altro che uno scarno annuncio della loro esibizione. L’artefice numero uno del buon esito era stato proprio il giornalista Fatelargo che aveva coinvolto le persone importanti della zona. Sulla rivista “Il Teatro” non era uscito nessun articolo, si seppe poi che il direttore si era litigato con il suo vice, il quale, tanto non aveva più niente da perdere, per rivalsa, non vi aveva fatto inserire il pezzo sul concerto dei Gattineri.
Euterpe non riuscì a far scritturare il suo quartetto al teatro Civico della Spezia e quindi partì con qualche giorno di anticipo sul previsto. Le avevo preparato un regalo, sapevo infatti che si sarebbe offesa se non le avessi offerto qualcosa come buon augurio. Ebbi però l’accortezza di chiederle cosa volesse per evitare che rifiutasse il mio dono, le offrii dunque un soprammobile in porcellana di Capodimonte come era suo desiderio. Non penso che mi abbia ringraziato, suo marito però cambiò espressione quando vide il regalo, evidentemente si aspettava molto di più.
Il risultato fu che quando se ne andarono lui non mi salutò. Non gli andavo proprio a genio. Mi sembrava di essermi tolta un peso di dosso quando se ne andarono. Come sempre, con Euterpe, avevo l’impressione che volesse riversare tutte le sue frustrazioni sugli altri nella vana illusione di togliersele.
Io ero stata, in questo senso, fino ad allora, la sua “preferita” perché, non trovando parole o risposte per inserirmi nel colloquio, osservavo il più stretto silenzio aspettando con ansia che finisse.
Quella visita dei Gattineri mi costò tensione e fatica per cui non fui piena di moine in special modo con Euterpe che si offese moltissimo. Io non me ne accorsi subito e non me ne sarei accorta neppure dopo, se lei stessa, una volta giunta a casa sua a Roma non mi avesse telefonato.
“Lo sai cosa ti devo dire, Chiara, io sono sincera e diretta e le cose le dico, ti sei comportata proprio male con me, non mi hai salutato per prima quando sono arrivata… non
mi hai dato la considerazione che mi era dovuta.”
Inutile dire che io ero caduta dalle nuvole, mi sembrava di aver fatto del mio meglio per rendere la visita gradevole.
Euterpe stette molto senza telefonarmi e io ricominciai a respirare.