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I racconti della domenica

Il gatto e la volpe

di Chiara Bodrato

I nuovi racconti spezzini

Questi due personaggi del capolavoro di Carlo Collodi mi hanno sempre affascinato ed intimorito. Da bambina, quando leggevo Pinocchio, erano loro che mi impaurivano, più ancora che Mangiafuoco.
Crescendo ho visto che il gatto e la volpe erano usciti dalle pagine del libro ed erano persone che incontravo sulla mia strada. Stessa forma mentis anche se l’apparenza era diversa. Gli ultimi gatto e volpe da me incontrati sono due vecchi coniugi che usano ogni arte per impossessarsi di qualcosa che loro non appartiene e di farlo con astuzia tanto da far passare da ladri gli altri.
Ci sono astuzie particolari per raggirare la gente che non pensa a modo loro quindi non può guardarsi dal pericolo. E loro, in questo, sono maestri. La moglie che io associo alla volpe, anche per i tratti fini del viso e gli occhietti acuti, è una persona alta, molto elegante sempre con il sorriso sulle labbra.
Il marito, è somigliante ad un gatto sornione e pronto a prendere la preda. Lascia parlare la moglie ma la ammaestra e la segue con il suo passo felpato e il cappello calato sugli occhi. Il denaro delle loro pensioni viene speso nei divertimenti più vari e nell’acquisto di abiti dai negozi alla moda del centro città.
Sono persone che fanno molta beneficenza… con il denaro degli altri e del loro neppure un centesimo di euro esce dalla loro borsa. Io li studio, questo non lo sa nessuno se non qualcuno che per caso mi legga, guai se lo sapessero, avrei acquistato, al negativo, due agenti pubblicitari pronti a crearmi mille nuovi nemici.
Devo guardarmi quando parlo con loro. Mi viene in mente la frase della polizia americana agli arrestati “quello che direte potrà essere usato contro di voi.”
Ora hanno preso di mira la signora Monregalese, vedova inconsolabile da poco tempo e senza figli. Il gatto e la volpe provarono a consolarla e sembrarono riuscirci bene.
Andavano da lei ogni giorno e si fermavano a mangiare.
Per un po’ di tempo la signora deve aver sopportato queste visite così frequenti ma ora sono quasi certa che ne abbia le tasche piene. Vedo infatti il gatto e la volpe passeggiare davanti a casa sua, suonare alla porta ed aspettare che ci sia una risposta.
Dopo un po’ se ne vanno.
Vanno a vedere in tutti i posti in cui si potrebbe trovare la signora Monregalese. Vogliono fare un’opera buona nei suoi riguardi e fare il loro interesse. Finalmente la vedono davanti al ristorante La Brace. Le corrono incontro: “Eravamo in pena per lei! Come sta? Andiamo a mangiare insieme, le facciamo compagnia.”
Li vedo spingerla dentro il ristorante. Senz’altro stava facendo buon viso a cattivo gioco. Ero curiosissima, non dei fatti loro ma mi andava di studiare il loro comportamento.
Entrai anch’io nel ristorante, il mio tavolo era vicino al loro e quindi potevo seguire i loro discorsi.
“Si mangia meglio qui che nell’altro ristorante!” diceva il gatto guardando il menu con attenzione.
“Sono d’accordo” fu la risposta della volpe “È meglio venire qui a mangiare, signora Monregalese, “Qui si mangia meglio che a casa sua!”
Immaginai l’espressione della signora ma la volpe continuava a parlare.
“Vede, siamo in confidenza e glielo posso dire, l’ultima volta il pranzo che lei ci aveva preparato era proprio… beh non era all’altezza della situazione! Non si servono spaghetti con polpette di carne a persone raffinate come noi! Ci voleva almeno un antipasto e poi un consommé di pollo!”
“E cosa c’era che non andava nel secondo?” chiese con ironia la signora.
“Il secondo poteva essere buono ma era freddo. Mai servire le cose fredde!”
“Vi faccio le mie scuse, pensare che avevo messo tanta cura nel preparare quel pranzo! Non succederà più, ve lo prometto.”
“Non si faccia pena, signora Monregalese, mia moglie potrà fornirle la ricetta di qualcosa di speciale.”
“E poi verrà anche ad aiutarmi in cucina, non è vero?”
“Quello magari no, vede noi siamo di un ceto superiore, siamo persone nate per essere servite” disse la volpe.
“Questo non lo sapevo, appartenete per caso alla nobiltà?”
“Forse un tempo, ora non più. Ma sia nella mia famiglia che in quella di mio marito ci sono stati professori universitari di alto prestigio.”
“E quel prestigio ve l’hanno lasciato in eredità, non è vero?”
“Sono cose che si hanno nel sangue… se siamo superiori agli altri non è colpa nostra.”
Il cameriere non era ancora venuto e la signora Monregalese si alzò dal tavolo adducendo come scusa che sarebbe andata a sollecitare.
Il cameriere finalmente venne e il gatto e la volpe gli dissero che avrebbero atteso la signora per fare l’ordine.
“Non si stiano a preoccupare di questo, la signora se n’è andata da dieci minuti.”
Un’amara sorpresa si lesse nei loro volti.
“E allora?” disse il gatto “Come faremo a pagare? Siamo stati invitati. Questo non è un comportamento civile.”
“Non devono preoccuparsi del conto. La signora ha lasciato il denaro a me. Possono dirmi cosa desiderano mangiare.”
I visi dei due furono di nuovo distesi a questa bella notizia. Mangiarono di gusto. E quando mai non succedeva?
Quando furono usciti dal ristorante il gatto disse alla volpe: “Non dovevi fare quei discorsi sulla nostra superiorità! È tanto chiara che si vede senza dirlo… ora si sarà offesa la signora Monregalese… devi essere più cauta.”
La volpe non accettò il rimprovero e disse risentita: “Ma io non posso tacere la verità, se le cose stanno così non posso dire che sono diverse da come sono. Recupereremo presto la nostra amica… lascia fare a me. Adesso andremo a casa sua per ringraziarla, noi siamo persone riconoscenti.”
Invano suonarono il campanello, la signora doveva esser fuori o se era in casa non era sua intenzione aprire. Quella volta non se ne andarono. Si sedettero su una panchina ed attesero, tanto non avevano particolari impegni quel giorno.
Circa due ore dopo arrivò la signora Monregalese carica di borse. Le venne un accidente quando li vide, ma ormai non poteva evitarli.
La volpe le corse incontro: “Carissima, signora, grazie, grazie del pranzo!…ci è dispiaciuto immensamente che lei non fosse stata con noi… un motivo importante… molto importante… è stato quello per cui lei ha dovuto lasciare la nostra compagnia… spero che niente di preoccupante le sia successo!”
“L’accompagniamo a casa, l’aiutiamo con le borse, venga!” disse il gatto con sussiego. Pensava che avrebbe gradito molto un altro caffè.
Al posto della signora sconsolata e gentilissima nei loro riguardi trovarono una persona alquanto decisa: “Non sia mai che persone del loro livello si abbassino a portare le mie borse! Me le porto io. La loro conversazione è stata quanto mai educativa, mai più oserò mettermi al pari di celebrità come loro! Li guarderò dal basso verso l’alto! Questa è l’ultima volta che ho l’onore di parlare con loro.”
Detto questo si diresse al portone, lo aprì e lo richiuse in fretta prima che il gatto o la volpe avessero il tempo di entrare.
“E ora cosa facciamo?” disse la volpe “Bisogna trovare qualcun altro… peccato averla persa, sarebbe stata una buona mucca da mungere.”
“Ne troveremo un’altra… non ci mancano le risorse” rispose il gatto per niente rammaricato.