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I racconti della domenica

Il borgo di Bacèo

di Marcello Albani

I racconti della Sprugola

Delle tre case coloniche che delimitavano il borgo di Bacèo * – con la facciata in pietra rasa, l’aia davanti alla stalla e l’abitazione al piano superiore ove si accedeva dalla scala esterna in sasso – una sola sopravvive, bene intonacata, sulla via che dal Canaletto porta a Migliarina.
Sulle altre due vinsero l’asfalto e l’incombente parco della Maggiolina che avanzò, negli anni, sino a fermarsi, come una colata di lava solidificata, a fronteggiare le altre case del borgo, oggi in parte abbandonate. Queste ultime, le meno antiche, erano la parte di qua e la parte di là dell’abitato sparso del nostro micromondo.
In uno di questi casolari scomparsi, il più a sud, viveva l’ultimo carrettiere.
Partiva la mattina presto, a cassetta del suo carro a due ruote, spronando il cavallo chiaro alle stanghe. Quello nero, che scalciava e ci faceva venire la cagòna, rimaneva quasi sempre nella stalla ove ci affacciavamo, con prudenza, a vederlo rumegàe nel fieno.
Spesso, nelle sere di buon tempo, attendevamo il carro che tornava al passo lento del cavallo ormai stremato, per osservare le misurate operazioni con le quali affrancava la bestia dalle cinghie e la ricoverava nella stalla, di fianco al morello ombroso.
Osservavamo a distanza perche il carrettiere – uomo senza tempo, dai baffi grigi a manubrio e dai capelli più neri, estraniato dalla comunità per sua scelta – incuteva timore.
E ancor più ne incuteva la domenica quando usciva, sempre solo, per dirigere forse all’ultimo banco della chiesa, vestendo, estate ed inverno, uno stinto abito nero con il panciotto dai bottoni allineati su una camicia bianca aperta sul collo, sul capo un cappello a falde larghe.
La moglie – donna misteriosa – la intravidi solo due o tre volte, dietro le sue finestre.
Una calda sera d’afa la vedemmo scendere; indosso una veste scura, leggera e lunga; la rampata della stradina che portava al borgo, barcollando e gemendo singulti e parole tronche.
Turbati, quasi spaventati, ci avvicinammo temendo di vederla abbattersi in quelle buche e in quei solchi scolpiti dalle ruote, quando apparve il carrettiere che l’afferrò rudemente per un braccio e quasi la trascinò, riottosa e ubriaca, verso casa.
La scorgemmo da vicino come mai era accaduto, e si mostrò un volto stralunato in una cortina di capelli neri, lunghi e lisci; un’aria di angoscia che poi rividi in altra gente che, dalla vita, non voleva niente più.
Il carrettiere non alzò la voce come con i cavalli, profferì solo un basso… andate via.
In casa non ne vollero parlare. Solo una ragazza, più vicina a noi, vagamente raccontò, come vagamente aveva udito, di figli morti e di dolori mai sedati.
Aggiunse che, prima di annullarsi dentro ad un fiasco, pietosamente mai negatole, era stata una delle donne più belle e desiderate della città.
E che Lui La volle anche così.

* – Baceo (diminutivo di Bacicia, dialettale di Giovanni Battista) era – ed è – il nome di un “angolo” del Canaletto tra Via del Popolo e Via del Canaletto. 19

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