Golfo dei Poeti - Il Parco di Montemarcello, Magra e Vara domenica scorsa è stato uno dei temi cardine dell'assemblea organizzata all'Auser dalle forze di centrosinistra in vista delle elezioni. La questione è stata messa sul tavolo in apertura già da Andrea Ornati, consigliere capogruppo di 'Cambiamo in Comune', che ha passato in rassegna alcune situazioni relative all'area protetta. “Vallestrieri? Un argomento trattato in sordina, mai passato in consiglio – ha detto l'esponente dell'opposizione -. Anche di Barbazzano non si è più saputo molto. Né si sa, dopo aver paventato il pugno duro, com'è finita la vicenda del taglio del fico 'ad arco'. E sul Portesone è stata respinta la nostra mozione che voleva impedire i progetti più impattanti. La posizione del sindaco Paoletti sul Parco? Non si è mai capita, vedremo se in campagna elettorale finalmente vorrà dircela”. Tra i moniti a tema Parco, naturalmente, anche quello di Legambiente, che con il coordinatore del circolo lericino Giovanni Cortellezzi ha sottolineato la necessità di “politiche ambientali che vadano oltre i confini amministrativi dei singoli comuni”. E Marzia Ilari ha evidenziato che “se non funziona il governo di un ente non bisogna cancellarlo, ma modificarlo. Il Parco va difeso, è un'istituzione pubblica e come tale rappresenta una garanzia”.
L'ex sindaco Settimo Scatena nel suo intervento ha dato una sfumatura che nell'ultimo anno di dibattito è mancata. Più che altro, ha puntato la lente di ingrandimento su quel il Parco va mantenuto ma cambiato che spesso è stato il mantra dei difensori dell'ente - e di relativi atti - contro la proposta abolizionista del consigliere regionale Andrea Costa. “In questa campagna il centrosinistra lericino sarà chiamato a esprimere la propria posizione sul Parco – ha esordito -. A me personalmente fa paura l'idea di mettere i sindaci o buona parte di essi negli organi di governo del Parco, perché preferisco che un ente sovraordinato non sia in mano a chi di fatto deve essere amministrato”. Una posizione senz'altro diversa rispetto a quella, raccolta sia a destra che a sinistra, della necessità di una revisione della governance di Via Paci nel segno di un maggiore peso dei comuni più territorialmente 'ingombranti', in primis Lerici, il cui territorio per oltre la metà è entro i confini dell'area protetta.