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Economia

Costi standard, Lerici sfora del 68%: "Avanti con razionalizzazione"

La contrazione delle spese su scuola e sociale anima il dibattito in consiglio. L'assessore Sammartano: "Ogni euro deve essere speso bene".

Lerici, consiglio comunale del 30 novembre

Ieri sera Lerici ha approvato l’ultima variazione al bilancio. Come di consueto, è toccato all’assessore Aldo Sammartano sgranare il rosario di minori e maggiori entrate, uscite e spese. Hanno acceso il dibattito voci come l’aumento di spesa di quasi 70mila euro per i progetti per le piazze Battisti e Brusacà e per la galleria tra Via Cavour e Via Gerini, nonché le minori spese sui fronti scuola e sociale (in particolare i 50mila euro in meno per il 2017 dei centri di aggregazione). Sforzi economici più lievi che hanno fatto storcere il naso alle opposizioni, ma che Sammartano ha difeso anche introducendo – tra spada e fioretto – il tema dei costi standard.

“Spendere soldi non è di per sé un valore – ha esordito l’ex presidente della Camera di commercio -. Non c’è nessuna regola che dice che sei bravo se spendi di più. E noi, se negli appalti, a parità di requisiti, riusciamo ad avere ribassi, siamo contenti. Questo perché Lerici parte da una situazione molto negativa dal punto di vista della sua storia della spesa, che incide e inciderà molto negativamente sull’ente in termini di rapporto con lo Stato. Il distacco dai costi standard dettati dal Ministero dell’Economia fa sì che il Comune debba trasferire allo Stato circa sei milioni di euro all’anno, somme che da Roma vengono poi ridistribuite a quegli enti che, invece, si tengono al di sotto dei costi standard”.

Rispetto ai parametri ministeriali, Lerici, sfora. “La verifica che il Ministero dell’economia ha fatto sui dati del bilancio 2013 – ha spiegato Sammartano – dice che Lerici spende il 68 per cento in più rispetto ai costi standard. Per il comparto istruzione si spende il 22 per cento in più, per il sociale l’84 per cento. Sul fronte istruzione, per fare un raffronto, Arcola sfora del 6.5 per cento, mentre Sarzana, Levanto, Follo e La Spezia spendono il 43.8, il 13, il 50.8 e il 17.6 per cento in meno. Per la scuola, Lerici è il Comune spezzino che spende di più dopo il capoluogo”. Il tutto per dire che “è giusto dare somme a scuola e sociale, ma ogni euro va controllato. Tutto deve avere una precisa finalità. I soldi risparmiati sul fronte istruzione? Andranno ad altri ambiti, dove c’è necessità. Il Comune deve rispettare criteri di spesa nazionali, pena pesanti ripercussioni in merito al rapporto con lo Stato”. Ha concluso Sammartano: “Gli appalti che faremo sapranno fotografare scientificamente e con chiarezza i requisiti e le qualità richiesti. Tutto misurabile e confrontabile. Nessuna cosa fantasiosa, come visto in alcuni bandi passati. Capisco che sia facile fare demagogia: si trovano subito sindacati e cooperative pronti a riempirsi la bocca. Ma noi andiamo avanti per la nostra strada. Vogliamo spendere bene i soldi dei cittadini”.

L’assessore Laura Toracca ha assicurato che la qualità sarà sempre al centro dell’azione amministrativa sui fronti scuola e sociale, ma ha a sua volta ribadito l’intenzione di spendere nel migliore dei modi. Facendo anche un esempio assai illustrativo: “I laboratori tagliati al centro Verdemare? Noi pensiamo che quando si dà un appalto a una cooperativa, questa debba essere in grado di far fronte a ogni necessità, senza ricorrere ad esperti esterni. Se ciò accade, probabilmente, non si tratta della cooperativa giusta. Ce ne sono tante altre: quando uscirà il bando speriamo partecipino numerose e che vinca la migliore, soprattutto in qualità”.

Dall’opposizione si sono fatti sentire i tre capigruppo. “La spesa deve essere controllata, ma un ente pubblico non è un’azienda e ha il dovere di guardare con attenzione ai risvolti sociali della sua azione – ha tuonato Emanuele Fresco (Passione e competenza) -. I costi standard? Io ritengo che l’amministrazione debba essere capace di farsi sentire a Roma e contestare queste specie di macchinazioni studiate dai Soloni burocratici romani”. Andrea Ornati (Cambiamo in Comune), su simile lunghezza d’onda, ha affermato che “la questione dei costi standard è emblematica di come lo Stato, da anni, non capisca più nulla delle esigenze dei Comuni. Nessuno dice che le spese non vadano controllate. Ma 50mila euro in meno ai centri di aggregazione è un calo significativo. Speriamo possa essere garantita pari qualità”. Per il gruppo Golfo dei Poeti è intervenuta l’esponente Pd Maria Chiara De Luca: “Va bene una razionalizzazione, ma i risparmi in scuola e sociale – ha dichiarato – vanno reinvestiti in altri progetti dei medesimi ambiti. Pensiamo per esempio a quanto sarebbe importante intervenire per intercettare la fascia adolescenziale, che ha bisogno di cura e custodia. Ragazzi e ragazze che vediamo bivaccare fuori dalle scuole e che invece avrebbero bisogno di progetti dedicati”.

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