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Parco, comune e privato

Portesone, deraglia la monorotaia. Soluzione residenziale e ricettiva

Conferenza dei servizi a Lerici. Gli architetti Abati: "La nostra società sta subendo un danno finanziario, troppi anni di attesa". Necessarie alcune integrazioni per procedere con l'accordo di programma.

Recupero del Portesone, la conferenza dei servizi in Comune

“Siamo sconfortati. Capiamo che ci sono regole da rispettare e che il borgo abbia la sua valenza, valenza che siamo i primi a riconoscere. Ma non vogliamo che passi un altro anno. La nostra società sta subendo un danno finanziario. E’ dal 2004 che cerchiamo di arrivare a un punto. Al Portesone ogni anno la situazione si fa più critica, dal 2004 ad oggi ci sono stati dei crolli”. Questo uno degli sfoghi che gli architetti Maurizio e Monica Abati, padre e figlia, hanno liberato stamani a Lerici in Comune in occasione della conferenza dei servizi indetta per provare a muovere le bocce sull’annosa partita del recupero del pregiato borgo medievale del Portesone – area Parco, sulle alture di Tellaro – da parte della società Agritur, di cui Abati è azionista di maggioranza dal 2004. Anno in cui “altri soci se ne sono andati perché ormai scocciati – ha continuato l’architetto bergamasco -. Ma io ci ho creduto, ho voluto andare avanti, ho recuperato quattro ettari di oliveto – era pieno di rovi –, da cui produciamo olio dop biologico. Ma siamo qui che ancora dobbiamo trovare l’intesa su un accordo di programma. Eppure anni fa a un’intesa di programma si era già arrivati, poi il Parco aveva fatto un documento tutto suo senza tener granché conto di quanto detto dal Comune e da noi”.

La conferenza dei servizi si è aperta con l’illustrazione della bozza di progetto che Agritur vorrebbe seguire. Un disegno che prevede il recupero dei dieci rustici in pietra dell’insediamento, ora in stato di abbandono, “rendendoli dei piccoli alloggi per due o quattro persone – ha spiegato Monica Abati – nel rispetto delle tipologie costruttive caratteristiche del borgo e senza ampliamenti né sopraelevazioni”. A valle del borgo è prevista la realizzazione di un parcheggio, coperto da un tetto allestito a giardino, con 21 posti auto a disposizione dei fruitori degli alloggi. Per salire, l’idea – fatta salva la possibilità di andare a piedi seguendo il sentiero – di una monorotaia. Piano b, mezzi elettrici in stile campo da golf, o apecar. Lungo l’itinerario che arriva all’insediamento c’è poi la volontà di rendere un rustico una sorta di luogo di accoglienza per i clienti. Più su, ecco un altro fabbricato da allestire come ‘casottino’ del custode. Altro punto fondamentale, il magazzino a servizio dell’oliveto – con frantoio e area assaggio e vendita olio – che Agritur vuole ‘incastonare’ nei terrazzamenti nei pressi dell’insediamento. “Per noi è fondamentale, se ci dite che non si può fare mettiamo un grande punto di domanda sul continuare a condurre l’oliveto, e cominciamo a pensare a una liquidazione della società”, ha detto l’architetto Abati. Impossibile, secondo i proponenti, ricavare il magazzino da un rustico esistente. Sarà recuperato altresì il percorso pedonale che tocca il borgo.

La menzionata monorotaia non ha fatto in tempo a essere menzionata che è finita fuorigioco. “Per il Parco del Magra la si può realizzare solo per scopi agricoli o per scopi pubblici”, ha segnalato Antonio Perfetti, da un mese direttore dell’ente di Via Paci. “Perché dovrebbe essere al servizio di tutti? Non ci va bene – hanno gli Abati – A questo punto non la facciamo più, basta, decisione nostra”. Spazio quindi al piano b, in particolare ai mezzi elettrici. Dalla Soprintendenza, rappresentata dall’architetto Anna Ciurlo, alcune indicazioni di massima – come la richiesta di ridurre le ‘bucature’ (cioè finestre e porte) previste per conservare più materiale originale possibile -, ma niente di più specifico in quanto, come rimarcato dalla funzionaria, è difficile produrre pareri non avendo la progettazione definitiva, osservazione del resto in linea con quelle contenute nelle note inviate da Regione e Vigili del fuoco.

Acceso dibattito sulla destinazione d’uso del Portesone una volta restaurato e recuperato. “Dovete dirci cosa volete fare da grandi”, ha chiarito il geometra Andrea Giacoletto, alla guida del Servizio pianificazione territoriale, presente al pari di Fiorenza Pollina, dirigente del Servizio attività produttive. A questo punto l’architetto Monica Abati, trovatasi nella situazione di dover chiarire la destinazione, ha detto che “metà degli alloggi avrà destinazione residenziale, l’altra metà, quelli attualmente con criticità maggiori, turistico ricettiva”.

Dopo oltre due ore, la conferenza è stata sospesa. Adesso Agritur dovrà produrre alcune integrazioni richieste dal Parco relative, ad esempio, alle ‘bucature’ dei rustici, all’aspetto esterno del magazzino (sono state richieste alcune modifiche), al collegamento del percorso pedonale relativo al borgo con la viabilità circostante, con il comandamento di garantire la pubblica fruibilità del sentiero. Comune e Parco, dal canto loro, dovranno approvare una bozza di accordo di programma, propedeutica alla sottoscrizione dell’agognato accordo stesso tra i tre attori in gioco. Il verdetto sulla fattibilità dell’operazione sarà figlio della prosecuzione della conferenza dei servizi, che dovrà poggiare su un progetto definitivo. A meno che nei proponenti non prevalga lo sconforto, oggi sensibilmente tangibile. Tuttavia non manca dalla parte pubblica la volontà di trovare la quadra, come ribadito a più riprese in particolare dal direttore Perfetti.

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