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Immersioni archeologiche tra colonne che fanno discutere

Al via l'esperienza del Parco subacqueo della Caletta di Lerici. Dibattito antico su quel che c'è sott'acqua.

La Caletta

È realtà il Parco archeologico subacqueo della Caletta di Lerici. Inaugurato ufficialmente da meno di un mese, nei fatti è operativo dall’inizio della bella stagione. Risolti del tutto o quasi i problemi degli indebiti sconfinamenti dei natanti, anche grazie alla sostituzione di una boa di segnalazione ormai logora. Il Parco, gestito dal Lerici Sub su incarico di Comune e Soprintendenza, ha confermato uno dei suoi intenti iniziali, cioè la piena praticabilità per le persone disabili. Un valore aggiunto reso possibile dalla presenza di un socio del Lerici Sub istruttore Hsa specializzato in didattiche per diversamente abili. “L’immersione – spiegano dal sodalizio – consente la visita a due colonne romane e della vicina grotta del Macellaio. Essendo il tutto alla profondità massima di otto metri, è idoneo a tutti i subacquei brevettati anche diversamente abili”. Il sodalizio (tutte le informazioni su www.lericisub.org) fornisce su prenotazione barca, attrezzature e accompagnatore.

Su quel che si vede nelle profondità di uno dei siti più suggestivi del Lericino il dibattito è aperto da anni. E se dal Lerici Sub, come visto, parlano di “colonne romane”, c’è chi da sempre sostiene invece si tratti di altro (se ne parlaQUI), magari dei resti di un naufragio assai più recente, di epoca moderna, quindi privo di un particolare valore storico e archeologico. Cosa che naturalmente non scaliferebbe la bellezza naturalistica del luogo – la quale per alcuni è tuttavia disturbata proprio dai paletti gialli che indicano la presenza dei resti sul fondale.

Della Caletta e di quel che riposa sotto il pelo dell’acqua si parla anche nel primo numero del nuovissimo magazine bilingue Lerici experience, fortemente voluto dall’amministrazione comunale per raccontare il territorio lericino e le sue varie qualità e peculiarità. La Caletta, oltre a guadagnarsi la copertina (scatto di Matteo Bertetto), è anche al centro del breve pezzo ‘Relitti sommersi’, in cui si spiega: Sin dall’antichità Lerici e il Golfo dei poeti sono stati luoghi di traffici marittimi grazie alla conformazione di porto naturale che assicurava, come assicura oggi, riparo alle navi. Certamente uno sviluppo consistente dei traffici si ebbe grazie alla splendida civitas di Luni da cui partivano i marmi diretti a Roma e alle province dell’Impero […] Di questi traffici troviamo tracce proprio a Lerici, a Cala Caletta […] La particolarità è che grazie all’estrema vicinanza con alcuni affioramenti rocciosi, l’interazione tra visita archeologica e visita naturalistica crea un’esperienza unica portando il visitatore ad apprezzare il sito in ogni suo aspetto. Il corredo fotografico, tuttavia – facendo salvo il diritto a creare un po’ di suggestione – va oltre la realtà dei fatti, proponendo addirittura il relitto di un’antica nave di grandi dimensioni ispezionato da un paio di subacquei. Del resto, si titola ‘Relitti sommersi’. Ma, come confermano dalla Lerici sub – anche con abbondante e recente materiale fotografico – sui fondali della Caletta ci sono ‘soltanto’ i resti di due colonne.

Nell’immagine: in alto, il pezzo ‘Relitti sommersi’ sul numero pilota di Lerici Experience. Sotto, due scatti del Lerici Sub direttamente dalle profondità del Parco della Caletta.

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