Fuori provincia - I più arditi in città stamattina si lanciavano addirittura nella trasposizione campanilistica: il vecchio cuore aquilotto della panchina che sconfigge sonoramente il vecchio cuore genoano. Di certo c'è che la serata di gloria di Nenad Bjelica e della sua Dinamo Zagabria fa piacere ai tanti spezzini che non hanno dimenticato Neno. Spinti da un tifo monumentale, hanno reso amarissimo il debutto dell'Atalanta in Champions League con un 4-0 storico. Una vittoria di cui il tecnico può darsi merito, perché di fatto ha deciso di cambiare il suo sistema proprio per mettere in difficoltà i nerazzurri. Dimostrando una lettura perfetta di quello che poteva succedere in campo.
La mossa decisiva porta il nome di un altro ex Spezia, ovvero Mislav Orsic. "Quando lo schiero ala si sacrifica molto per aiutare la squadra e quindi può essere meno lucido sotto porta - ha detto Bjelica a fine partita - Stasera invece l'ho messo più vicino a Petkovic perché credevo che con la sua velocità avrebbe potuto mettere in difficoltà la difesa dell'Atalanta". Risultato: una tripletta per il ragazzo che in aquilotto aveva portato Damir Miskovic in persona. Storica la difesa del dirigente nei confronti del giovane che non aveva mai visto il campo o quasi. Giornalisti scettici attorno al tavolo nel dopo cena natalizio a Porto Lotti: "E' forte, vedrete!". Forse a quei tempi non ci credeva neanche il calciatore stesso, che è dovuto passare dalla Corea per crescere. "Quando sono arrivato allo Spezia ero giovane e acerbo, ora ho fatto la mia gavetta e posso dimostrare quanto valgo", ha detto ieri sera.
La copertina però è tutta di Bjelica, che a 48 anni può iniziare a sognare il vero salto di qualità verso un top club europeo, dopo aver perso magari anche quelle spigolosità caratteriali nelle uscite pubbliche che non lo avevano sempre aiutato nel conservatore calcio italiano. Certo, quando venne espulso in una partita contro il Perugia e si fece aprire i cancelli della curva, scegliendo di uscire dal campo in mezzo a due ali di ultras che lo osannavano, aveva conquistato automaticamente la piazza. Stesso impulso ma altro pezzo di storia però è l'appunto ad alta voce fatto durante la riunione di inizio stagione tra arbitri e allenatori di serie B nell'estate 2015 mentre Stefano Farina, già malato, relazionava sui casi arbitrali da non ripetere. Una rottura di protocollo che aveva gelato l'aula, si dice. Erano appena scorse dal proiettore le immagini dell'assurdo cartellino rosso rifilato a Migliore in un Crotone-Spezia che costò parte della corsa al secondo posto ai bianchi l'anno prima. Fatto sta che oggi, dopo la riforma, quel cartellino non potrà più essere dato per regolamento (LEGGI QUI).
Dal punto di vista tattico, la partita di playoff contro l'Avellino giocata a viso aperto nonostante il vantaggio di poter passare anche con il pareggio, è una ferita dolorosa. Ma anche allo Spezia aveva rinunciato inizialmente al suo amato 4-2-3-1 per passare alla difesa a tre e dare tempo a tutti di digerire i cambiamenti. "L'idea di cambiare sistema l'avevamo da inizio settimana... ma ce lo siamo tenuti per noi - ha detto in conferenza ieri sera - Siamo stati quasi perfetti per 70 minuti, poi ho visto un calo di concentrazione. Possiamo giocarcela con chiunque se rimaniamo compatti, anche se sappiamo che c'è tanto lavoro da fare. Però di certo non cambieremo la nostra filosofia che è giocare a viso aperto per i tre punti, anche se di fronte abbiamo il Manchester City. Noi siamo degli inguaribili ottimisti, crediamo in noi stessi e nel duro lavoro". Se qualcuno in serie A vuole prendere appunti, l'italiano lo parla perfettamente.