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Diecianni

Dieci, il numero felice

di Armando Napoletano

Il rigore sbaglia da Roberto Baggio nella finale Brasile-Italia

“Yo son el Diego” diceva Maradona, indicando il numero dieci sulla maglia. Dieci, gli eroi del calcio, un fascino che non muore mai nonostante tanti creino un altro calcio a latere fatto di numeri distanti. Dieci come Pelè, come Rivera, Zico, Platini, come Mario Frustalupi o come Wilfried van Moer.
Dieci, come un film del 2002 diretto da Abbas Kiarostami, soprattutto una storia di donne liberate che non hanno più bisogno del chador, nell’isolamento in cui la storia le ha ricondotte. Dieci, un numero di Harshad, un fondamento della matematica. Una definizione data dal matematico indiano Dattatreya Ramachandra Kaprekar, con Harshad deriva dal sanscrito “harìa” e significa semplicemente grande gioia. Dieci come il numero atomino del neon, un gas nobile, qualcosa che illumina. Dieci, come i Piccoli indiani di Agata Christie, un libro che ha venduto 100 e 10 milioni copie in tutte il mondo, semplicemente il giallo più letto in assoluto. Dieci, e le conti, le dita delle mani, quelle dei piedi, o le dieci ragazze di Lucio Battisti, capelli biondi d’accarezzare e labbra rosse sulle quali morire, per dimenticare. E’ il numero felice dei matematici, dei fisici.
Dieci, gli anni che avevo al primo vero bacio, gli anni dell’infanzia che comincia a farsi piccola, come le scarpe, che non seguono più il tuo crescere ed il corpo le allunga. Dieci come il nome di un asteroide Hygiea, in onore della dea greca della salute. Dieci, secondo Pitagora, il numero perfetto, quello del Tetraktys, semplicemente la somma della successione dei primi quattro numeri. Il Dieci della Smorfia, i fagioli, ed il dieci che vedevi solo in condotta alle media, e magari più volte alle elementari, quando la scuola era ancora una cosa certa. Dieci come i Comandamenti donati da Dio a Mosè sul Sinai, prima che l’uomo ne aggiungesse altri con la sua vita scellerata, fatta una lacrima sola. Il Dieci di Roby Baggio e quel rigore calciato a Pasadena, mai fuori, ma dentro, dentro il suo mondo interiore. Dieci, come gli anni di Cds, dove la notizia è l’idea, il nerbo della verità; la vita del giornale è quella che scorre attorno, è la notizia che rinnova il giorno. E questo facciamo noi, ogni mattina. Da dieci anni a questa parte. Vivere con voi una bella storia fatta di ingegno e passione, il fondamento di un giornale diventato punto di riferimento di una città.