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Dal Rio Bravo alla Patagonia

L’Equador promosso in diritti umani

di Orsetta Bellani

Comunidad gay de Equador

Il report presentato dal Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha promosso a pieni voti l’Equador. L’ONU applaude i passi avanti compiuti dal paese andino: la riforma del modello di gestione carceraria e della giustizia, la diminuzione del tasso di mortalità materno-infantile e del lavoro minorile, la formazione in materia di diritti umani della polizia e la consolidazione di programmi economico-sociali contro la povertà.

Sono state numerose le conquiste compiute dall’Equador negli ultimi anni in materia di diritti umani, anche per quanto riguarda la parità di genere, i diritti degli omosessuali e la lotta al sessismo. Ad esempio, a gennaio il presidente Correa ha proibito i concorsi di bellezza nelle scuole, pratica molto diffusa in America Latina. “I concorsi sono sessisti e non hanno nessun valore educativo. Inculcano alle bambine il concetto di bellezza fisica piuttosto che i valori importanti per la loro crescita. Portano anche alla discriminazione, escludendo le bambine meno
aggraziate che spesso diventano oggetto di burla. In più va considerato il costo economico per famiglie, che si vedono obbligate a comprare vestiti e oggetti inutili”, ha dichiarato Correa.

La Costituzione ecuadoriana del 2008 incorpora inoltre tra i suoi principi la parità di genere – infatti, la nuova Corte Nazionale di Giustizia del paese sudamericano è integrata in modo paritario da uomini e da donne – e garantisce alle coppie omosessuali gli stessi diritti riconosciuti alle unioni eterosessuali. La norma è stata applicata per la prima volta lo scorso dicembre, quando l’Istituto Ecuadoriano di Sicurezza Sociale (Iess), ha riconosciuto a Janneth Peña la pensione di reversibilità in seguito alla morte della compagna Thalía. E non è l’unica vittoria recente della comunità omosessuale ecuadoriana: Carina Vance Mafla, lesbica dichiarata, è stata designata come Ministra della Salute.

Ad ogni modo, il governo ecuadoriano non è esente dalle critiche in materia di diritti umani. Alcune organizzazioni e collettivi denunciano l’inerzia delle istituzioni nell’intervento contro le cosiddette “cliniche di disomosessualizzazione”, luoghi in cui gli omosessuali vengono rinchiusi per essere “curati”, attraverso pratiche denigranti come insulti, torture e abusi sessuali. Il governo ha chiuso circa trenta cliniche di questo tipo, ma sono diverse quelle tuttora attive.

Inoltre, sono molti i prigionieri politici nelle carceri di tutto il paese. A maggio, i familiari di una decina di loro hanno fatto appello alla Corte di Giustizia per ottenere il rilascio dei loro cari. “Pensare differente non è un delitto”, è il modella campagna, e denunciano che i ragazzi sono stati detenuti per sabotaggio e terrorismo senza che sia stata presentata nessuna prova. Una madre ha raccontato l’angoscia vissuta al momento dell’arresto: “Più di trenta poliziotti entrarono in casa mia alle 5 del mattino, molti portavano un passamontagna. Ci hanno ordinato di alzare le mani e non muoverci, come se fossimo pericolosi delinquenti. Mia figlia era nella doccia ed entrarono nel bagno per vederla nuda, mentre altri la spiavano dalla finestra”.