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Dal Rio Bravo alla Patagonia

Il cambiamento climatico e la Madre Terra

di Orsetta Bellani

Via Campesina

Il cambiamento climatico è un fenomeno che a Spezia conosciamo bene: un inverno troppo piovoso, un’estate eccessivamente afosa, la temperatura del mare in evidente crescita.
Ancor meglio lo sanno i popoli indigeni, che vivono di un’agricoltura tradizionale e dipendente dai cicli naturali: nel momento in questi vengono stravolti, vengono stravolte anche le loro vite. Inoltre la cosmovisione indigena, la visione del mondo propria dei popoli nativi americani, considera la natura come una madre: essa è la fonte della vita, e come una madre va rispettata ed amata.
Per questo è stato un indigeno, il presidente boliviano Evo Morales, a convocare la prima Conferenza Mondiale dei Popoli sul Cambiamento Climatico e i Diritti della Madre Terra, che è stata inaugurata il 19 aprile scorso a Cochabamba (Bolivia). Alla Conferenza hanno partecipato circa 30.000 persone provenienti da oltre 140 paesi del mondo: delegati dei governi progressisti latinoamericani, ma soprattutto attivisti dei movimenti sociali, scienziati ed intellettuali.
Per quattro giorni hanno discusso delle cause strutturali dell’attuale crisi climatica, rintracciando il principale colpevole nel modello di sviluppo capitalista. Questo si basa sull’idea che la crescita economica possa essere continua ed infinita, condizione che si potrebbe verificare solo se la crescita dell’inquinamento e dei rifiuti fosse sostenibile per il pianeta, e se le risorse naturali (come, ad esempio, il petrolio o il gas) fossero illimitate. Ma gli studi scientifici dimostrano che le riserve di combustibili fossili si stanno esaurendo, oltre al fatto che la loro estrazione causa grandi danni ambientali. “Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito è un folle, oppure un economista” ha detto l’economista Kenneth Boulding.
Dalla Conferenza di Cochabamba sono uscite anche proposte concrete, tra cui l’istituzione di un Tribunale Internazione per la Giustizia Climatica (ossia la creazione presso l’ONU di un tribunale che giudichi e punisca chi si rende responsabile di disastri ambientali), e la proposizione di una Dichiarazione Universale dei Diritti della Madre Terra.
Il presidente boliviano ha portato queste proposte alla Conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico, che si è svolta a dicembre a Cancún (Messico), spazio in cui i governi di tutto il mondo decidono le politiche da adottare contro il riscaldamento climatico. I governi hanno però deciso di non prendere in considerazione le proposte dei popoli del mondo.