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Economia

Sciacchetrà, Capellini: "Troppe denominazioni, ma non raccontiamo favole"

Il produttore di Volastra interviene nel dibattito per l'allargamento del territorio della Doc: "Il vino ligure si vende meglio facendo in qualche modo affiorare il termine 'Cinque Terre', ma il vino prodotto a Bonassola è diverso".

Vigneti delle Cinque Terre

Prosegue il dibattito sull’ampliamento del territorio di produzione dello sciacchetrà sino a Bonassola, secondo una richiesta avanzata dall’azienda agricola Ca’ du Ferrà in seguito al rinvenimento di alcune bottiglie precedenti al 1973, anno di registrazione del marchio del passito delle Cinque Terre.

Molti produttori che operano nell’area di raccolta e vinificazione prevista dal disciplinare si sono espressi contro questa eventualità, ma Luciano Capellini della Cantina del vin bun di Volastra va oltre e afferma: “Servono nuove strategie commerciali sull’intero comparto ligure del vino”.
“La bottiglia del 1892 non risulta abbia la denominata sciacchetrà. Le altre, con la scritta, sembrerebbero datate dopo il 1950 – fa notare -. Telemaco Signorini, il macchiaiolo i cui scritti, pubblicati postumi, sono riferiti a fine ‘800 parla di sciacatras (o un termine simile). Il termine sciacchetrà (con una c prima e successivamente con due c, è successivo). Inoltre è il territorio che fa il vino e non una etichetta e la differenza tra il territorio delle Cinque Terre e Bonassola, seppure poco lontane è assai marcata, pertanto con una stessa vite si ottengono vini diversi. Il confine lo fa Punta Mesco”.

Lo sciacchetrà, anche secondo Capellini, è quindi un prezioso prodotto delle Cinque Terre, intese come territorio compreso all’interno dei confini dei Comuni di Riomaggiore, Vernazza e Monterosso.
Ma quello che il produttore aggiunge al dibattito è soprattutto un’osservazione sulla promozione e la commercializzazione dei vini locali.
“Sono reduce da Expo dove nella vetrina delle eccellenze di Coldiretti è esposto dall’apertura e lo sarà sino alla chiusura lo sciacchetrà da noi prodotto. Inoltre il 26 luglio è stata proposta una degustazione del Cinque Terre dop. Come in tante precedenti occasioni – spiega Capellini – confermo che il vino ligure si vende meglio facendo in qualche modo affiorare il termine ‘Cinque Terre’: la gente lo identifica con il territorio. Provo a portare un esempio: la Toscana, è un territorio noto per l’eccellenza dei suoi vini e tra questi le sue eccellenze come il brunello. La Toscana è dunque percepita dal consumatore come marchio e garanzia. La Liguria può e deve, riguadagnare all’interno della visione italiana del vino il suo ruolo di terra di bianchi d’eccellenza prodotti artigianalmente in un paesaggio unico. Semplificare la vita al consumatore ricomponendo territorialmente le tante, forse troppe, denominazioni è necessario, per aiutarlo ad entrare in un mondo di eccellenze che imparerà ad esplorare ma raccontargli le favole non è politica commerciale di lunga durata”.

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