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Il farro della Val di Vara torna dopo secoli

Motto: "Il nostro sogno è quello di creare un giorno dolci con le nostre farine".

Il farro della Val di Vara torna dopo secoli

L’ Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, in collaborazione con la Condotta Slow Food Golfo dei Poeti-Cinque Terre-Val di Vara-Riviera spezzina, la Rete dei Semi Rurali e AIAB Piemonte, ha avviato recentemente un progetto in Val di Vara volto alla realizzazione di attività di ricerca per il recupero e la valorizzazione di varietà tradizionali di cereali, incentivando l’utilizzo di pratiche agronomiche a basso impatto ambientale. Iniziato ad ottobre 2016, il progetto si concluderà a luglio 2017.

L’idea è di gettare le basi per un ulteriore sviluppo della ricerca in grado coinvolgere un numero maggiore di produttori e gli stessi enti locali per realizzare un concreto e corretto salto di qualità nelle produzioni di cereali, anzitutto frumento e farro. Un primo risultato è stato raggiunto con la creazione di una rete di agricoltori custodi che fra il 2015 e il 2016 ha sviluppato la coltivazione di farro in Val di Vara passando dalle poche unità occupate fino a quel momento alle dieci aziende che hanno prodotto nel 2016 questo cereale, prossochè scomparso da secoli, storicamente documentato nello Zignago e mantenuto in produzione da pochi agricoltori in valle.

“Con il confronto varietale di cereali, sia frumento che farro, collocati in piccoli campi sperimentali è stato avviato, senza fruire per il momento di contributi regionali, statali e comunitari, un progetto sostenuto con convinzione dagli stessi produttori, in una visione di rete” – come rileva Andrea Motto, responsabile delle Comunità del Cibo Slow Food della Val di Vara. Obiettivi generali del progetto sono la tutela e l’incremento della biodiversità agraria, la diffusione di pratiche agronomiche a basso impatto ambientale unitamente alla valorizzazione del territorio rurale intervenendo concretamente sull’incolto.

E’ stata operata una valutazione delle caratteristiche agronomiche e qualitative delle varietà di frumento tenero coltivate in Val di Vara nell’annata 2016/2017 con la individuazione di quelle più adatte alla coltivazione sul territorio. Sono state così allestite piccole parcelle di grano tenero e farro in quattro distinte aziende frutto della disponibilità dei singoli produttori. Le aziende coinvolte in questa prima fase di sperimentazione sono state quattro, due operanti ad una altitudine di circa cento metri sul livello del mare e le restanti con coltivazioni oltre i cinquecento metri. A Franco Isetta di Beverino e alla associazione AMAAT di Brugnato che raccoglie una serie di appassionati che da una decina di anni coltivano frumento tenero, si sono uniti Luciano Menoni di Suvero, uno dei custodi del grano bianco coltivato storicamente nei Comuni di Rocchetta di Vara, Zignago, Calice al Cornoviglio e Zeri, e Daria Giorgi di Torza, frazione di Maissana.

Per la sperimentazione sono stati utilizzati i grani Marzuolo, Bianco delle valli di Suvero, Ardito, Verna, Andriolo e Bolero, oltre al farro monococco e dicocco. La Rete dei semi rurali e la stessa Università di Pollenzo hanno fornito piccoli quantitativi di alcune varietà di grano unitamente al farro monococco. Sulla base di una indagine condotta da Slow Food in Val di Vara nel 2016 grazie ad alcune interviste fatte a produttori anziani è emerso che le coltivazioni di grano più utilizzate in passato sono state il grano bianco, conosciuto in alcune zone anche come Avanzi Tre e il Frassineto. Più recenti risultano le coltivazioni di alcuni grani teneri frutto anch’essi di incroci di antiche varietà, operato fra fine Ottocento e primi del Novecento.

L’idea è quella di implementare le produzioni attraverso il ricorso a varietà antiche resistenti ai fattori climatici nel rispetto di pratiche agronomiche a basso impatto ambientale per arrivare alla concreta realizzazione di una filiera di cereali utili sia per la realizzazione di pane che di pasta e dolci. “Il nostro sogno – dichiara Motto – è quello di creare un giorno, almeno in parte, dolci con le nostre farine. Con la birra di Torza ci siamo riusciti attraverso l’utilizzo anche in questo caso di grano e farro prodotti in Val di Vara.”

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