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Gran festa a montaretto

"Ci sarà sempre chi vuol rubarci la libertà. Antidoto è chiedere sempre il perché"

Critical wine - Montaretto

Grande partecipazione anche a Montaretto alla presentazione del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana”, tenutasi in occasione della riuscitissima Festa della Resistenza, tradizionale appuntamento del 25 aprile. Il libro, presente Giorgio Pagano, è stato presentato da Stefania Novelli, Presidente dell’Arci della Spezia, introdotta da Adrasto Bonarini. Sia Novelli che Pagano hanno sottolineato la grande partecipazione popolare alle manifestazioni del 25 aprile di quest’anno: “La grande maggioranza dei cittadini – hanno sostenuto – festeggia il 25 aprile perché non vuole cancellare la memoria. La Resistenza è stata una battaglia per liberare il nostro Paese dal nazifascismo e consegnarlo alla democrazia: non esiste nessun derby, l’unica contrapposizione è tra democratici che credono nella Costituzione e nella democrazia e chi crede in altri valori”.

Novelli e Pagano hanno poi messo in rilievo il contributo decisivo delle donne alla Resistenza. L’autore ha letto brani delle testimonianze di alcune delle protagoniste del libro. Nella maggior parte dei casi le donne fecero le staffette: portavano cibo, armi, riviste, materiali di propaganda. Rischiavano la vita, torture e violenze sessuali. Ma non erano armate, quindi non si potevano difendere. Molte donne, soprattutto contadine, inoltre ebbero ruoli di protezione dei partigiani: li nascondevano, li curavano, portavano loro i viveri nei nascondigli, si preoccupavano della loro sopravvivenza. Altre, in numero minore, parteciparono direttamente alla lotta armata, vivendo un’esperienza di cambiamento radicale della propria vita, e spesso maschilista e gerarchizzato.

Giorgio Pagano ha detto che secondo alcune stime le donne che parteciparono alla Resistenza furono settantamila, ma probabilmente furono molte di più. Molte donne, come dimostra il libro, non chiesero un riconoscimento perché sentivano “di aver fatto solo il loro dovere”. Tuttavia il loro ricordo è entrato solo recentemente nella storia ufficiale della Resistenza: “Dopo la fine della guerra c’è stato una specie di silenzio generale sulla Resistenza femminile, perché si cercò di normalizzare il ruolo delle donne, che proprio durante la guerra avevano sperimentato un’emancipazione di fatto dai ruoli tradizionali”. Solo a partire dagli anni sessanta, con le lotte per l’autodeterminazione femminile e i cambiamenti profondi in corso nella società, si cominciò a rivendicare un ruolo per le donne che affondasse anche nella storia della repubblica e nella Resistenza”. Oggi ci sono molti segni di ritorno indietro, hanno sostenuto molte donne intervenute nel dibattito. Ma tutte hanno convenuto, con Pagano e Novelli, che la lotta contro l’oppressione delle donne si nutre e si nutrirà sempre della lezione di autodeterminazione delle donne resistenti. La giornata si è conclusa con le parole di Carmen Bisighin, una delle partigiane protagoniste di “Sebben che siamo donne”: “Ci sarà sempre qualcuno che ci vuole rubare la libertà. L’antidoto è lo spirito critico: essere lucidi e razionali, chiedere sempre che cosa c’è dietro, chiedere sempre il perché”.

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